mercoledì 2 marzo 2011

Processo Romiti, 23 febbraio 2011: le balle di Cava Sari

di Anna Fava (Assise di Napoli)

Processo Romiti - Durante l’udienza del 23 febbraio 2011 l'accusa ha chiamato a testimoniare il geologo Giovanni Auriemma, specializzato nella gestione dei rifiuti. Nel 2003 Auriemma era consulente presso la procura di Nola, da cui era stato incaricato di effettuare analisi su circa 900 balle di CDR provenienti dall'impianto di Tufino e depositate sul suolo vivo, senza alcuna precauzione, a Cava Sari, nel comune di Terzigno. Le balle, ha spiegato il teste, erano classificate sulla bolla di accompagnamento con il codice cer 19.12.10 che sta ad indicare "rifiuti combustibili (Cdr, combustibile derivato dai rifiuti)". A causa del deposito selvaggio, ha spiegato il teste, la procura di Nola aveva quasi subito sequestrato l'area ed incaricato una commissione di periti, tra cui Auriemma, di effettuare delle analisi sulle balle per verificarne il contenuto e capire se quel tipo di stoccaggio aveva potuto compromettere le matrici ambientali. Effettuare le analisi, tuttavia, si è rivelato più difficile del previsto: attraverso un modello informatico la commissione aveva calcolato che per esaminare un campione significativo occorreva prelevare 29 ecoballe sulle 914 stoccate, ma a causa delle pessime condizioni in cui si trovava il materiale riuscirono a malapena a prelevarne 20. Infatti, ha spiegato Auriemma, l'involucro protettivo di molte balle era lacerato al punto tale da non consentirne il trasporto. Tuttavia questo permetteva di fare una rapida analisi a vista. "Il contenuto delle balle" ha rivelato Auriemma "non era né Cdr né rifiuto lavorato: dagli impianti avrebbe dovuto uscire un materiale combustibile dalle dimensioni di circa 10 centimetri e ripulito dalla sostanza organica. In quelle balle invece c'erano sacchetti ancora interi, semplicemente spappolati, scarpe e pneumatici. La sostanza organica, soprattutto nelle balle più interne alla piramide, era in stato di marcescenza. Le balle erano state depositate lì con il codice 19.12.10 che sta ad indicare il Cdr, ma quello non era nemmeno rifiuto trattato: era RSU, rifiuto solido urbano". Munnezza punto e basta. La commissione riesce a prelevare 20 campioni di balle ancora impacchettate che vengono spediti in un laboratorio. Ma qui si riceve una nuova "sorpresa": 13 di queste balle non possono essere analizzate perché piene di materiale organico in avanzata fase di putrefazione. Sulle balle analizzate si riesce a fare solo un esame merceologico il cui verdetto è prevedibile: non si tratta di Cdr perché le dimensioni del materiale non coincidono con quelle previste per legge. "Non abbiamo effettuato altre analisi" ha spiegato Auriemma "perché altrimenti avremmo dovuto alterare il materiale analizzato. L'impressione che abbiamo avuto era che quel materiale avesse saltato alcune fasi di lavorazione all'interno degli impianti. Posso ipotizzare che i rifiuti non siano passati per il trituratore e i vagli, che dovevano separare la frazione leggera combustibile da quella organica, più pesante, siano stati alterati in modo da consentire la produzione di un gran numero di balle. Probabilmente - ha aggiunto Auriemma - per espellere dall'impianto quanto più materiale possibile durante una fase di emergenza". La munnezza e l'emergenza, una specie di simbiosi.

La difesa della Fibe ha posto varie obiezioni: com'è possibile tecnicamente che quelle balle avessero saltato una fase di lavorazione se i vari macchinari erano collegati gli uni agli altri? La cattiva qualità di quelle balle poteva dipendere dalla mancata raccolta differenziata? "Come sia possibile" ha risposto Auriemma "non lo so. Ma il prodotto finale non erano balle di cattiva qualità, ma rifiuto non lavorato". Accompagnato da una cospicua quantità di pneumatici interi. Riguardo alla differenziata, ha spiegato ancora il teste, sapeva che negli impianti arrivava rifiuto tal quale, ma lo scopo degli impianti era quello di lavorare l'indifferenziato per produrre un CDR la cui qualità rispettasse i parametri del decreto ministeriale.

La difesa ha posto un'ultima obiezione: come ha fatto la commissione a valutare che quelle balle sforassero i parametri se non sono state eseguite altre analisi se non il controllo merceologico e l'analisi delle dimensioni? Forse il teste non è a conoscenza del fatto che i parametri sulla dimensione del Cdr sono stati cambiati per legge poco dopo? Auriemma ha risposto: "Quando abbiamo eseguito le analisi tra i parametri del Cdr stabiliti per legge c'era anche quello relativo alle dimensioni e questo bastava a provare che non si trattava di Cdr". "Ma" ha sorriso l'avvocato "non doveva essere un parametro determinante se poco hanno cambiato la legge". Il geologo lo ha guardato con aria confusa.

La legge, si sa, è un concetto relativo. E i pneumatici bruciano molto bene.

Ps - ricordo che il processo Romiti vede imputati i vertici della Fibe, della Fisia e della Impregilo, nonché i vertici del Commissariato straordinario per l'emergenza rifiuti in Campania negli anni 2001 - 2005 per truffa, frode in pubbliche forniture e abuso d'ufficio. La prossima udienza si terrà il 9 marzo 2010.

lunedì 3 gennaio 2011

Rifiuti, nascerà a Pomigliano il primo impianto di compostaggio

Il progetto prevede la costruzione di una multi piattaforma ambientale per la digestione anaerobica a secco con tecnologie di nuova generazione. Costo della realizzazione, 24 milioni di euro.

pomigliano_7Partiranno nel 2011 i cantieri per la realizzazione sul territorio della provincia di Napoli di cinque impianti di compostaggio. Come ha spieagto il presidente della Provincia di Napoli Luigi Cesaro: "Gli impianti intermedi sono essenziali per raggiungere gli obiettivi e uscire dalla crisi".

Il primo impianto, per cui in Provincia è già stato consegnato il Piano di fattibilità, vedrà la luce nella zona industriale di Pomigliano. Costo della realizzazione, 24 milioni di euro.

Il progetto prevede la costruzione di una multi piattaforma ambientale per la digestione anaerobica a secco con tecnologie di nuova generazione e sono previste anche sezioni per la lavorazione dei rifiuti elettrici ed elettronici e per gli ingombranti.

Una volta espletate le procedure burocratiche, per cui il presidente Cesaro ha assicurato "tempi brevi", per la realizzazione saranno necessari 18-24 mesi.

L'impianto di Pomigliano, che come spiegato, "lavorerà la frazione umida trasformandola parte in gas e, dunque in energia, e parte in terriccio", servirà le zone di Pomigliano e del Nolano, ma ne usufruirà anche la città di Napoli "esclusivamente" per quanto riguarda i rifiuti elettrici e gli ingombranti. I cinque impianti, da circa 30mila tonnellate l'anno, ha spiegato il presidente dell'ente di piazza Matteotti, "consentiranno di trasformare la frazione organica proveniente da raccolta differenziata all'interno del territorio provinciale".


fonte:http://www.napolitoday.it