venerdì 11 giugno 2010

Rifiuti, bocciatura dall'Europa: la crisi non è finita

Da Il Mattino del 10/06/2010
di Daniela De Crescenzo

La Commissione dice no alla discarica bis di Terzigno. Dubbi su Acerra: possibili residui tossici
Conclusioni dure, durissime quelle della commissione petizioni arrivata in Campania a fine aprile, ma anche indicazioni precise per tentare di non perdere almeno parte dei fondi bloccati dall’Europa. Il documento conclusivo sarà discusso nei prossimi giorni in una seduta allargata alla quale parteciperanno anche i parlamentari italiani che hanno preso parte alla missione. Tanti i punti critici a partire dal raddoppio della discarica di Terzigno alla quale l’Europa oppone un no deciso, per passare al sito di Ferrandelle dove ci sarebbero «rifiuti non identificati» per finire dalle ecoballe che secondo i commissari andrebbero subito incenerite. Tutti argomenti che saranno anche al centro dell’audizione dell’assessore regionale Giovanni Romano che dovrebbe essere fissata per il 22 giugno prossimo a Bruxelles. Ma non è tutto. L’Europa, infatti, mette nel mirino anche la Protezione civile scrivendo: «Ha alleggerito la pressione dando alle autorità regionali circa tre anni di autonomia in termini di capacità di smaltimento in discarica e consegnando un inceneritore funzionante». Poi le critiche: «Alcune delle decisioni assunte e soprattutto quelle riguardanti la localizzazione delle discariche sono state prese in fretta senza le dovute consultazioni e sono risultate spesso incaute». Anche l’utilizzo dell’Esercito non sarebbe più utile: «La supervisione militare è controproducente rispetto alla trasparenza e a ogni ragionevole percezione di normalità», scrivono i commissari. E sul termovalorizzatore: «Dubbi seri rimangono sulle caratteristiche dei rifiuti che vengono bruciati ad Acerra e su possibili residui tossici della combustione». Le conclusioni: «La crisi dei rifiuti in Campania non è finita. Giace dormiente con un alto rischio di poter riesplodere. Inoltre diverse discariche sono in mani private e le autorità sembrano avere un controllo limitato e una parziale conoscenza di che cosa ci arriva di come i siti vengono gestiti». Poi le raccomandazioni utili per sbloccare i 135 milioni di euro che restano congelati: innanzitutto le linee guida elaborate dalla Regione devono essere trasformate in un concreto e dettagliato piano per la gestione dei rifiuti comprendendo indicatori per misurare progressi e scandire responsabilità e devono essere stanziate risorse sufficienti a sostenere il piano. Non solo: questo deve includere anche la bonifica dei siti inquinati e deve avere il sostegno da parte autorità locali e degli operatori, deve essere compatibile con le direttive nazionali e le altre regioni devono essere pronte ad adattare misure per rispondere alle richieste urgenti della Campania. La commissione riconosce infatti che per troppo tempo essa ha ricevuto rifiuti domestici e industriali provenienti dal resto d’Italia e questo ha creato i presupposti della crisi. I fondi sospesi devono essere impegati per supportare l’avvio del piano. In sostanza per poter intascare bisognerà creare una vera e propria road map creando anche un piano per lo smaltimento dei rifiuti tossici conforme alla cosiddetta «direttiva Seveso»: bisognerà, quindi organizzare subito siti speciali conformi alle direttive Eu. Un punto per il quale si è battuto particolarmente l’europarlamentare Andrea Cozzolino che ha partecipato alla missione in Campania. A conti fatti non sarà facile rispondere positivamente alle richieste dell’Europa e infatti sull’argomento è tornato l’europarlamentare Enzo Rivellini sottolineando la necessità che la Regione rompa gli indugi su questo punto. L’assessore Romano, dal canto suo ha replicato di essere in trepidante attesa di suggerimenti mentre il presidente della commissione petizioni Erminia Mazzoni ha ricordato: «Se vogliamo definitivamente liberare Terzigno e aiutare la nostra regione dobbiamo intervenire sul parlamento perché modifichi la propria legge». E Cozzolino ribadisce: « Nei sopralluoghi che ho voluto condurre di persona a Cava Vitiello ho verificato l’impatto devastante che avrebbe la creazione di una discarica in un’area così estesa e vitale del Parco del Vesuvio»

Tre Giorni per la Cultura a Gricignano, edizione 2010


Vi aspettiamo i giorni 25, 26 e 27 Giugno nella splendida cornice storica del palazzo Santagata - Di Luise.

mercoledì 9 giugno 2010

I Medici per l'Ambiente denunciano il grave ritardo dei risultati del monitoraggio Sebiorec

Acquisite le dichiarazioni a mezzo stampa in data odierna concernenti i drammatici ritardi nel completamento e nella pubblica disponibilità dei risultati dello studio di biomonitoraggio tossicologico su matrici umane definito SEBIOREC, in corso dall’ormai lontanissimo 2007, i sottoscritti Dottori, iscritti all’Associazione Medici per Ambiente (ISDE) della sezione di Napoli e Provincia che, a proprie spese, si sono sottoposti ad analisi di bio-monitoraggio tossicologico risultando contaminati da livelli non insignificanti di sostanze come diossine e diossino-simili come i PCB (policlorobifenili), ritengono certamente poco consone al ruolo, e al limite dell’ingiuria, le affermazioni di “forsennati allarmismi” rese dal Prof Bianchi alla stampa (cfr. Corriere del Mezzogiorno del 05 06 2010, pag. 5)

Appare ormai a tutti bene evidente il significato implicito sia dei gravissimi ritardi che dei sin troppo ovvi ottimistici risultati previsti, grazie ad un biomonitoraggio fatto “a pool di sieri”, e cioe’ con una analisi ed un solo risultato ogni dieci sieri raccolti (quindi 78 analisi per 780 prelievi di siero messi insieme a gruppi di dieci e sole 5 analisi di latte materno su 50 campioni di latte materno raccolti) sovvenzionati dallo Stato per una cifranon inferiore a 2.5milioni di euro nel lontano 2007.

Nostro ruolo e nostro preciso dovere deontologico, fatto a nostre spese, è stato solo quello di tentare (inutilmente!) di accelerare tali indispensabili accertamenti da parte degli organismi competenti preposti, specie regionali.

Di “forsennato” appare ormai chiarissimo che ci sono stati solo ritardi e sottovalutazioni del problema che esigeva interventi, anche di biomonitoraggio tossicologico, più mirati e scientificamente non criticabili (ad esempio abbiamo speso milioni di euro per dosare la diossina nei cassonetti in fiamme e non lo abbiamo fatto nei Pompieri esposti ai roghi ai sensi vigente DL 81/08, ed il disegno dello studio SEBIOREC è stato definito errato dal Prof. Donato Greco e non da noi) e di certo analizzando campioni individuali e non “a pool”, dati i gravissimi dati degli ormai lontanissimi e sempre lentissimi studi di epidemiologia ambientale, successivamente ampiamente confermati dalle analisi disposte dalla Magistratura inquirente e persino da organismi terzi e indipendenti come la Marina degli Stati Uniti (US NAVY) .

Noi abbiamo eseguito le analisi su noi stessi nel giugno 2007, dopo averne fatto pubblica comunicazione in un consiglio comunale ad Acerra, proprio e soltanto per accelerare il SEBIOREC nella infinita stima di Ricercatori insigni come il Prof. Bianchi, ed i risultati li abbiamo resi pubblici e disponibili nel gennaio 2008, negli stessi tempi e modalità di quanto fatto dal Comune di Brescia nel “caso Caffaro “ di pochi anni prima. In data 16 gennaio 2008, per obbligo di legge concernente il doveroso allarme da parte di un medico in caso di conoscenza diretta di grave rischio per la salute pubblica, ne abbiamo fatto anche pubblica Comunicazione al Senato della Repubblica Italiana.

Successivamente abbiamo dovuto assistere, impotenti ma interessati, al prezioso intervento persino della US NAVY a tutela dei propri cittadini.

In pochissimi mesi (marzo 2008-ottobre 2009) la US NAVY ha svolto, elaborato, pubblicato ben 4000 pagine di analisi ambientali ed epidemiologiche ed ha conseguentemente fatto allontanare i propri cittadini e militari dalle zone controllate sulla base del principio di precauzione, che, per i cittadini campani, evidentemente non esiste!

Riteniamo pertanto inaccettabile ed offensivo, ed ormai del tutto inutile, tentare di giustificare ritardi ed omissioni con accuse di “allarmismi forsennati” .

Come nel caso del terremoto dell’Aquila, a nostro avviso appare semmai un penalmente rilevante comportamento omissivo e di assoluta “mancanza di allarme” da parte degli organismi (specie regionali) istituzionalmente preposti alla tutela della salute pubblica in una Regione, come la Campania, che da oltre trenta anni è l’epicentro nazionale del “terremoto” del pericolosissimo e turpe commercio di rifiuti tossici industriali che ha avvelenato, e continua ad avvelenare, con obbligati, conseguenziali e certi riflessi sulla salute pubblica (di ben oltre 370 cittadini come a L’Aquila), il territorio della Regione Campania!

Che poi nei nostri corpi ci siano veleni come diossine, PCB o metalli pesanti dipenderà soltanto da quello che la camorra avrà ormai abbondantemente sversato, da quello che gli organismi preposti a tutela non avranno controllato, e da quello che nostro Signore avrà eventualmente provveduto, miracolosamente, a non farci assumere.

Napoli, li 5 giugno 2010

Dottor ANTONIO MARFELLA , ISDE Napoli

Dottor GENNARO ESPOSITO, ISDE Nola

Dottor LUIGI MONTANO, ISDE Acerra

Nella foto (di Franco Spinelli) il dottor Antonio Marfella

DIOSSINA: ANALISI ALLA POPOLAZIONE CAMPANA. MA DOVE SONO FINITI I RISULTATI DEL SEBIOREC?

STUDIO SEBIOREC:


E’ UN BIO-MONITORAGGIO COMPIUTO NEL 2008 SU 800 CITTADINI RESIDENTI IN 8 COMUNI DELLE PROVINCE DI NAPOLI E CASERTA.

I RISULTATI DOVEVANO ESSERE PUBBLICATI NEL 2009.

LE ANALISI RIGUARDAVANO I DOSAGGI DI DIOSSINE, FURANI, POLICLOROBIFENILI E METALLI PESANTI NEL SANGUE E NEL LATTE MATERNO.

SIAMO NEL 2010 E NESSUNO HA ANCORA COMUNICATO O PUBBLICATO I RISULTATI DI QUESTO STUDIO.

VOGLIAMO SAPERE PERCHE'?

COSA NASCONDE IL SILENZIO?

Comunicato-appello del 2 giugno 2010.
a cura di Assocampaniafelix

martedì 8 giugno 2010

San Nicola La Strada - Acqua dei pozzi, vietati tutti gli usi

Da Il Mattino del 06/06/2010
di Lucio Bernardo

San Nicola La Strada. L'amministrazione comunale invita a non usare l'acqua dei pozzi della zona ex Saint Gobain. L'uso domestico dell'acqua dei pozzi è vietato per legge, ma il primo cittadino sannicolese Angelo Pascariello va oltre. Il sindaco informa che dai dati Arpac trasmessi dalla Provincia e dalla Prefettura e relativi agli esiti delle analisi effettuate sui campioni delle acque sotterranee prelevati dai pozzi ubicati nell'area ex Saint Gobain, emerge che i valori eccedono i limiti di legge per quanto riguarda la concentrazione di arsenico e di metalli tossici. Un grave pericolo per la salute. Di qui lo stop anche per qualsiasi altro uso, compresa l’irrigazione. Per i sannicolesi, l'Arpac ha solo chiarito quello che tutti sapevano e tutti si aspettavano, cioè che le falde acquifere della zona sono inquinate. Nulla di nuovo dunque, visto che per oltre trenta anni nella zona è stata attiva la fabbrica di vetri della Saint Gobain, i cui scarti utilizzati per la produzione e la lucidatura del vetro, sono stati scaricati nelle cave di tufo esistenti lungo la via Appia. Allora non c'erano le norme protettive e di salvaguardia della salute pubblica di oggi, si scaricava l'acqua utilizzata per la produzione del vetro nelle cave - in tanti la utilizzavano come piscina in estate - poi con il passare degli anni, evaporando l'acqua, rimaneva un'immensa distesa di colore bianco o di colore rossastro. Con il passare del tempo e la cessione della fabbrica, i terreni sono stati bonificati e oggi ospitano attività commerciali ed abitazioni, ma quello che c'è sotto, in profondità, emerge oggi con gli esami dei pozzi. Contigua a questa zona c'è quella della discarica di «Lo Uttaro». È possibile che l’inquinamento sia aumentato anche a causa di questa vicinanza. L'acqua dei pozzi non si può utilizzare, ma anche quella che scorre dai rubinetti «ufficiali» della Regione Campania è, per altre ragioni, fonte di preoccupazioni. Il sindaco Pascariello infatti a seguito delle diverse lamentele dei cittadini circa la diversa qualità dell'acqua erogata (in molti hanno segnalato variazioni nella temperatura, nel sapore e nel colore rispetto a quella erogata nei mesi scorsi; disagi accompagnati da un notevole calo di pressione che provoca problemi per l'accensione di caldaie), ha inviato una richiesta alla Regione Campania (Gestione Acquedotto ex Casmez e Servizio Acquedotto) e per conoscenza all'Azienda Sanitaria Locale - Distretto 25 di Caserta, per chiedere notizie e per conoscere quando si tornerà alla normalità.

lunedì 7 giugno 2010

A Carinaro un convegno su rifiuti, stili di vita e salute


Il “WWF Agro Aversano-Napoli nord e Litorale Domizio” in partnership con le Associazioni di volontariato

“AVIS Carinaro” e “Sinistra 2000”, organizza un convegno dal titolo RIFIUTI, SALUTE E STILI DI VITA” con medici ed esperti del settore ambiente

per discutere dei rischi per la salute connessi all’inquinamento da rifiuti e delle strategie di miglioramento della qualità della vita. L’incontro si terrà a Carinaro (CE), l’11 Giugno 2010, alle ore 18:00, presso la sala conferenze della Chiesa di Sant’Eufemia.

Interverranno: dott. Alessandro Gatto (presidente del WWF Campania), dott. Antonio Marfella (Oncologo,

Tossicologo presso l’Istituto G. Pascale di Napoli).

Apertura del poeta Sossio Bencivenga.

Modera l’incontro: dott. Francesco Autiero (presidente del WWF Agro Aversano-Napoli nord e Litorale Domizio).


nelle foto (di Franco Spinelli) in ordine: Francesco Autiero, Alessandro Gatto e Antonio Marfella

per maggiori info:

WWF Agro Aversano-Napoli nord e Litorale Domizio

http://www.wwfaversa.it/

venerdì 4 giugno 2010

Nè diavolo nè santo: solo Saviano

Parla il professor Barbagallo, storico
della Camorra: Gomorra è un libro importante, Roberto è bravo. Ma ha un’eccessiva tendenza al martirio.

“Go! Morra. C’amorra go! ‘O cunte de bucie (nero su bianco)…
Cca nun se fanno nome, strummolo co spavo…”. E ora, quella che promette di diventare la moda dell’estate, l’attacco a “Gomorra” e a Roberto Saviano, diventa anche un rap. Scritto da Daniele Sepe, uno dei più originali musicisti napoletani. Comunista doc, irriverente fino alla dissacrazione, Sepe mette in musica il suo giudizio sul best-seller, “il racconto delle bugie”, e sul suo autore, uno che non fa mai nomi di politici, quindi da liquidare con una frase che in dialetto napoletano (“strummolo co spavo”, trottola da muovere con un filo di spago), suona ancora più offensiva. Insomma, non bastava il saggio di Dal Lago sull’eroe di cartone, l’accusa (poi malamente ritirata) di aver sfruttato le sofferenze di Napoli del calciatore Borriello, ora anche un rap. Chiediamo a Francesco Barbagallo, nella sua doppia veste di professore di Storia dell’Università Federico II di Napoli che ha conosciuto Saviano giovane laureato, e di studioso della camorra, cosa sta succedendo. “Semplice nella sua drammaticità: in Italia non ti perdonano il successo e la fama. In questo paese contano due cose: i soldi e l’apparire in tv. Roberto Saviano ha tutto questo, per molti è insopportabile, quindi va distrutto. Io capisco le critiche anche feroci, ma gli attacchi violenti no. Definire Saviano un eroe di carta è una denigrazione tanto feroce quanto infondata”.

Il giudizio è di Dal Lago, Daniele Sepe, però, in un’intervista dice che Saviano non è un esperto e che se si vuole sapere qualcosa di serio sul rapporto tra camorra e politica bisogna leggere il libro di Barbagallo “Napoli fine Novecento”.

Sepe è un artista e parla con la pancia, ma Dal Lago no, è uno studioso di valore e come tale ha il dovere di analizzare i fenomeni nella loro complessità.

Lei ha conosciuto il Saviano degli esordi.

Sì, nel 2004. Era uno sconosciuto, scriveva sul Manifesto e Diario per poche decine di euro. Era bravo, ricordo che interveniva in tutte le occasioni nella quali si parlava della camorra e dei suoi rapporti con la politica, e lo faceva con grande capacità di analisi. Ha sempre avuto una grande forza d’animo, ma con un limite di fondo.

Quale?

Il desiderio spasmodico di lottare contro la camorra ma con una tendenza eccessiva al martirio, tanto che a un certo punto della sua vicenda, tentò di prendere le distanze. Non era contento del clima che gli si stava creando intorno. Ricordo che una volta, prima di “Gomorra”, venne da me dicendomi che i carabinieri gli avevano proposto di entrare nella loro intelligence o nei reparti speciali. Gli consigliai di continuare a fare le cose che sapeva fare e gli chiesi un saggio per una rivista.

Poi Gomorra e il successo.

Di quel libro si può discutere all’infinito, ma un merito gli va riconosciuto ed è enorme: aver portato all’attenzione mondiale la camorra e il suo potere. Gomorra ha inferto una ferita mortale al clan dei casalesi. Prima dell’uscita del libro nessuno sapeva quale impero si celasse dietro i vari Sandokan, Cicciotto ‘e mezzanotte etc, i magistrati del processo Spartacus erano soli. Diamo a Saviano questo merito storico, anche riconoscendo che in alcune occasioni ha ecceduto.

Quando?

Quando è andato a Casal di Principe e ha fatto in piazza i nomi dei camorristi, da allora quelli lo odiano e vogliono vederlo morto. La camorra, come tutte le mafie, ama il silenzio. I libri danno fastidio se vendono.

Lei ha scritto di camorra, “Napoli fine Novecento” e “Il potere della camorra”, libri importanti.

Le racconto una storia per capire “Gomorra” e riguarda proprio “Napoli fine Novecento”. Einaudi ne stampò 7 mila copie, il libro ne vendette 5 mila, un giorno mi telefonarono dalla casa editrice per dirmi che le altre duemila le avrebbero mandate al macero, e così fu. Erano altri tempi, il 1997 e il libro parlava molto di rapporti con la politica, ma con quel testo toccai un’area di lettori già sensibilizzati, il grande merito di “Gomorra” sta, invece, nell’aver raggiunto tutti. Ora sarà per le minacce ricevute, la mobilitazione dei premi Nobel, la tv, tutto quello che si vuole, ma con un solo libro Saviano è riuscito a raccontare a tutto il mondo il cancro che divora la Campania.

E ha fatto tanti soldi, questa è l’accusa più ricorrente.

E a cosa servono i soldi quando sei costretto a fare una vita d’inferno? Consiglio di vedere l’intervista di Saviano a “Current tv”, lì lo scrittore si confessa e svela la sua vita e quella dei suoi familiari costretti come lui a stare molto attenti. Chi attacca Saviano vuole dimostrare che si tratta di un eroe finto, un po’ come accadde a Giovanni Falcone. Lo distrussero e poi gli restituirono rispetto e credibilità, ma solo dopo Capaci.

da Il Fatto Quotidiano del 4 giugno 2010
nella foto (di Franco Spinelli) Roberto Saviano durante lo storico intervento di Casal di Principe