sabato 30 gennaio 2010

Diossina nel latte delle mamme che abitano vicino a inceneritore

Il comitato di Montale lancia l'allarme. Tracce della sostanze nei campioni di di latte materno di due donne che abitano nel piccolo centro vicino a Pistoia dove è presente l'impianto che bruci i rifiuti. Il sindaco Scatriglia: "Sono preoccupato, occorre fare tutti i controlli"

di Laura Montanari
Il Comitato che si batte contro l'inceneritore di Montale ha lanciato l'allarme: ci sono diossine in campioni di latte materno di due donne che abitano nel piccolo centro in provincia di Pistoia dove è presente l´impianto che brucia i rifiuti. «Sono preoccupato e nelle prossime ore cercherò di capire meglio chi ha fatto questa analisi e dove vivono le donne esaminate dallo studio» spiega il sindaco di Montale, Davide Scatragli.

Il sindaco aggiunge che «naturalmente bisognerà fare tutti i controlli del caso». Sulla stessa linea l´assessore all´Ambiente della Provincia Rino Fragai: «Da due anni abbiamo istituito un osservatorio che tramite la Asl ha il compito di monitorare la situazione da un punto di vista sanitario. L´impianto di Montale è fra i più controllati e non ci è stato segnalato nessun problema particolare». Per questa mattina la Asl ha annunciato una conferenza stampa assieme alla Provincia. Le analisi rese note ieri sono state fatte dal Comitato autotassandosi ed è stato esaminato il latte materno di due donne a una quindicina di giorni dal parto: era l´estate del 2009 quando sono stati eseguiti i prelievi. Le due mamme-campione abitano nell´area cosiddetta rossa, di ricaduta dell´impianto: una zona compresa fra i Comuni di Montale, Agliana e Montemurlo. «Dopo aver ripetutamente sollecitato senza successo amministrazioni e organi competenti ad eseguire controlli biologici e sanitari sulle persone da sempre residenti nelle vicinanze dell´inceneritore - fanno sapere in una nota gli stessi aderenti al Comitato - abbiamo provveduto a nostre spese ad eseguire in un laboratorio accreditato la ricerca di inquinanti ambientali».

Il laboratorio dove sono stati esaminati i campioni allo studio è il Consorzio interuniversitario nazionale di Chimica per l´ambiente di Marghera, in provincia di Venezia. Lo conferma l´oncologa Patrizia Gentilini che spiega: «Gli esami ci dicono che c´è la presenza di diossine e Pcb (policlorobifenili), cioè sostanze tossiche nel latte materno. Di particolare interesse è stato il riscontro di Pcb che in entrambi i campioni di latte presenta un profilo del tutto sovrapponibile a quello già riscontrato nei campioni di carne di pollo esaminati un anno fa dalla Asl e a quelle riscontrate nelle emissioni dell´inceneritore da Arpat e dallo stesso gestore nelle emissioni dell´impianto». Secondo l´oncologa che da tempo segue le vicende di Montale e di altri inceneritori in Italia, questi nuovi risultati «dimostrano che le sostanze chimiche che escono dai camini della struttura per i rifiuti pistoiese si ritrovano nei corpi degli uomini e degli animali».

Il Comitato contro l´inceneritore ha anche sottolineato che «le inopportune affermazioni date a suo tempo dalle istituzioni circa la totale assenza di Pcb nelle emissioni dell´impianto che brucia i rifiuti trovano ora ulteriore smentita sulla base di indagini che i cittadini, di tasca loro, hanno provveduto ad eseguire».

Circa un anno fa scoppiarono allarmi e polemiche quando secondo dati epidemiologici raccolti e studiati dalle Asl 3 e 4 di Pistoia e Prato ed elaborati dall´Istituto zooprofilattico della Toscana e del Lazio emerse che erano presenti diossine e Pcb «in dosi significativamente elevate» in animali (pesce gatto, paperi, anatre...) cresciuti in ambienti liberi, quindi potenzialmente esposti a diverse fonti di inquinamento. Gli animali «abitavano» l´area a ridosso dell´inceneritore, ma non era provato che la causa della presenza di quelle sostanze tossiche fosse colpa dell´inceneritore stesso. Lo studio evidenziava anche che i decessi delle persone in quella stessa area rientravano nella norma eccetto che per alcune patologie come il cancro allo stomaco, negli uomini, e nel diabete per le donne. La Asl promise di approfondire la ricerca per capire se esisteva una causa-effetto tra malattie e impianto. Bisognava indagare su chi fossero i soggetti e dove avessero trascorso gli anni della loro vita.

Nell´impianto di Montale nel 2007 ci fu, in seguito a un incidente causato da una partita avariata di carbone attivo, una fuoriuscita di diossina. Da allora i controlli sono stati potenziati

(28 gennaio 2010)
Fonte Repubblica.it

Scaricavano liquami inquinando il fiume Volturno, titolari di una azienda finiscono nei guai

Venerdi 29 Gennaio 2010
Pratella - Nel corso di una operazione predisposta dalla Compagnia Carabinieri di Piedimonte Matese, finalizzata a contrastare i fenomeni di inquinamento ambientale, sono finiti nei guai i titolari di una azienda zootecnica ubicata nel territorio del comune di Pratella. Ad agire sono stati i militari della Stazione di Prata Sannita con la preziosa collaborazione del Nucleo Operativo Ecologico dell'Arma di Caserta, i quali hanno accertato che i liquami zootecnici e lo scarico delle acque reflue industriali venivano smaltite, senza alcun tipo di autorizzazione, e finivano per inquinare il suolo circostante e il fiume Volturno. Per questi motivi i due titolari dell'azienda sono stati denunciati alla Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere per gestione e deposito incontrollato di rifiuti in assenza di autorizzazioni. Per l'area interessata, di circa 5.000 mq, i Carabinieri hanno richiesto alla competente Autorità Giudiziaria un decreto di sequestro preventivo. Non è la prima volta che i Carabinieri scoprono aziende che smaltendo illecitamente i rifiuti, finiscono per inquinare il Volturno, lo scorso anno nel comune di Ciorlano, furono individuati due siti utilizzati proprio per scaricare liquami di ogni tipo nel fiume più importante del Sud Italia, a quanto pare utilizzato da qualche sconsiderato come se fosse una discarica di rifiuti.
Fonte : Caserta News

mercoledì 13 gennaio 2010

Traffico illecito di rifiuti, 21 arresti. In carcere anche CICCIOTTO CARTOFER: mescolava le lamiere delle auto agli elettrodomestici.

Falsificati i formulari per lo smaltimento. Coinvolti diversi imprenditori del settore. Manette a un ingegnere, domiciliari per un avvocato. Dentro 6 componenti della famiglia Del Prete, titolari dell'azienda nota per lo spot.
COINVOLTO CARTOFER
COINVOLTO CARTOFER
NAPOLI - I carabinieri del Nucleo Tutela Ambiente di Napoli hanno eseguito 21 ordinanze di misura cautelare per associazione a delinquere finalizzata al traffico illecito di rifiuti che venivano smaltiti a livello nazionale. I rifiuti venivano riutilizzati anche con la compiacenza di aziende del nord Italia, avvalendosi di professionisti e tecnici compiacenti. Agli indagati fanno capo numerose aziende che consentono fatturati di migliaia di euro e titolari di centinaia di veicoli. Tra le aziende sequestrate anche una del Friuli Venezia Giulia, oltre a centinaia di veicoli utilizzati per la gestione illegali dei rifiuti. Le aziende del napoletano coinvolte si trovano invece tra Caivano e Arzano. Tra le persone finite in carcere anche un ingegnere, mentre agli arresti domiciliari l'avvocato di una delle societa' coinvolte. Il ruolo centrale veniva svolto dalle imprese "Cartofer Srl", che per anni è stato protagonista di spot nelle tv locali per promuovere la semplicità con cui la sua azienda si occupava di rottamazione e smaltimento,e "Del Fran Srl", dedite alla commercializzazione all'ingrosso di veicoli fuori uso trasformati in "pacchi" e rottami ferrosi, gestite dai fratelli Del Prete. Dal 2006, anno di inizio delle indagini ad oggi, sono stati movimentate 680mila tonnellate di materiale per un giro di affari di 12 milioni di euro. "Il 2010 inizia bene per la Procura della Repubblica di Napoli e per quanti hanno ancora il principio della legalita' - dice il procuratore aggiunto Aldo De Chiara - ci sono motivi di soddisfazione e ci impegneremo per tentare di completare altre indagini in materia".

Mescolavano le lamiere delle auto insieme a pezzi di elettrodomestici, poi spedivano tutto ad alcuni stabilimenti del nord Italia, dove il materiale veniva lavorato “arrecando grave danno all’ambiente“.

I sei componenti della stessa famiglia: Mattia, Giovanni, Pasquale, Michele, Mariano e Giuseppe sono stati tutti condotti in carcere. Secondo quanto ipotizzato, le aziende gestite dai Del Prete, con sedi soprattutto a Casoria e Arzano, nel Napoletano, cambiavano frequentemente ragione sociale proprio per evitare la loro reale proprietà. "E' stato molto difficile riuscire a risalire alle proprietà e alla struttura che può essere definita camaleontica e capace di sfuggire a tutti i controlli trasformandosi per non essere mai improduttiva - ha detto in conferenza stampa il maggiore Giovanni Caturano, comandante del Gruppo tutela ambiente di Napoli e responsabile Noe per il Sud - una delle aziende sequestrate era stata riaperta da appena due mesi perché era stata revocata la misura interdittiva antimafia. Le società si avvalevano anche di veri e propri colletti bianchi per poter trafficare in maniera capillare. E' da sottolineare - ha aggiunto il maggiore Caturano -che questa volta il flusso di rifiuti illeciti si è spostato dalla Campania al Nord e non viceversa come è accaduto spesso negli anni passati".

fonte: Caserta C'è

martedì 5 gennaio 2010

Appello di Sergio Tanzarella: "C'E' SPERANZA".

L'appello è preceduto da una riflessione di Giuseppe Messina


E’ passato un mese da quando avevamo posto alla cisiddetta classe politica del centro sinistra, alcune questioni basilari, almeno per molti di noi, circa il futuro politico e lo sviluppo di Terra di Lavoro; ciò nella supposta volontà del PD che, con la elezione del segretario e del presidente, avrebbero imboccato la strada della trasparenza, della partecipazione, dell’ascolto e della costruzione di un’identità senza possibilità di equivoci in ordine all’appartenenza che si sarebbe dovuta manifestare con precisi segnali, anche piccoli, nei confronti del cosiddetto popolo di sinistra (definizione ormai affidata alla penna degli storici). Avevamo indicato, ad esempio, per il capoluogo la necessità di avviare alcune iniziative politiche che non avrebbero generato spesa, visto lo stato delle finanze comunali disastrate da Falco & C., ma che avrebbero contrassegnato l’amministrazione per quella che è stata la volontà degli elettori. Un esempio per tutti. Avevamo fatto un attento ragionamento in ordine ai rifiuti e al servizio di igiene urbana e avevamo invitato l’assessore Mastelloni a mettere in campo precise azioni che accreditavano la sua presenza, quale universitaria, nel gruppo dei decisori politici della città. Ci ha pensato, invece, il limpido dr. Pasquale Corvino. In un convegno organizzato dall’assessore agli affari generali (!) – Corvino appunto - ha indicato, in materia di rifiuti, dove deve andare la città. Come dire alla Mastelloni “l’assessore all’ambiente sei tu ma chi comanda sono io”.

Appare evidente che il metodo, il merito e l’arroganza dimostrate non solo alla fine non pagheranno, ma hanno tolto ogni residuo dubbio su quale strada questa gente vuole percorrere. Vale la pena, infatti, ricordare che tutti gli indici dal tenore di vita, ai servizi, all’ambiente, ecc. sono peggiorati facendo precipitare la provincia negli ultimi posti della graduatoria nazionale sulla qualità della vita. Il progetto politico di un’intera classe politica (di qua e di là), aldilà delle parole, è miseramente fallito.

Sergio Tanzarella, con il suo appello di oggi alla società civile e a quanti credono ancora, sia pure per una irrazionale ostinazione, alla possibilità di un riscatto e di un rinnovamento della politica, ha delineato il vero percorso che abbiamo il dovere morale, nei confronti del futuro, di intraprendere. Caserta e la provincia di Terra di Lavoro hanno la necessità e l’urgenza di tentare nuove strade e nuove aggregazioni politiche per affermare la legalità, la trasparenza, la normalità e uno sviluppo sostenibile sul piano ambientale tale da coniugare ambiente e occupazione, salvaguardia delle risorse e nuove opportunità legate anche all’immateriale. In questa direzione l’incontro del 13 gennaio prossimo dovrà vederci pronti e partecipi.

Caserta, 21 dicembre 2009

Giuseppe Messina


Appello. C’è speranza!

Ai cittadini della provincia di Caserta

La condizione della provincia di Caserta precipita ormai da tempo verso una catastrofe ambientale e morale. Di fronte a questa catastrofe i partiti politici reagiscono rabbiosamente o negandola o attribuendola ad altri partiti – ai quali genericamente e illusionisticamente si oppongono – o alla presenza della camorra. Certamente la camorra ha pervaso le nostre comunità esercitando un controllo capillare su tutto ciò che è affare e lucro. Ma la camorra non è l’Antistato, essa è penetrata all’interno dello Stato stesso esercitando su di esso un potentissimo controllo. Tuttavia mi appare troppo comodo attribuire esclusivamente alla camorra – come organizzazione criminale – tutto il disastro sociale, economico e morale delle nostre terre. Esiste una camorristicità di comportamenti e di azioni che sono compiuti da una parte di politici, di amministratori, di funzionari dello Stato, di professionisti che affermano di fatto – pur senza armarsi, senza uccidere materialmente, senza gestire pizzo e attività criminali – il primato della illegalità diffusa e della politica ridotta alla gestione dei bisogni, degli appetiti e delle clientele. Il recente attentato, come in passato altri più o meno simili, subito dal dottor Marciano Schettino ex amministratore del comune di Santa Maria Capua Vetere, chiara minaccia ad uomo onesto, e il silenzio omissivo di istituzioni e politici dimostrano con chiarezza un clima nel quale coloro che si impegnano in modo disinteressato per la cosa pubblica vengono lasciati soli e resi volutamente vulnerabili. Di fronte a questo stato di cose non è più sufficiente lamentarsi. La Provincia di Caserta con le sue tante espressioni di resistenza e di impegno merita dignità civile! Occorre un impegno supplementare con il quale dimostrare di non essere complici di quei politici che sottoscrivono programmi elettorali per poi stracciarli con un’azione amministrativa esattamente opposta (il caso dei sindaci del cosiddetto centrosinistra Petteruti, Giudicianni o Farina e dell’ex presidente De Franciscis [oggi transfuga a Lourdes] e quello delle amministrazioni di destra come Aversa e Capua sono di una evidenza mortificante per tutti i cittadini ingannati) che calpesta gli impegni presi con i cittadini e che soprattutto pretende di non renderne conto a nessuno. La democrazia è oggi ridotta a liturgia elettorale mentre è un progetto faticoso di partecipazione e dialogo. Ma noi viviamo in una oligarchia verniciata da democrazia. La criminale decisione del 2006 di riaprire la discarica de “Lo Uttaro” con la conseguente contaminazione della falda acquifera, lo scandalo delle cave ancora funzionanti al centro delle città, l’inquinamento sistemico di tutta la costa casertana, i territori aversani ridotti al degrado e alla desertificazione, la condizione diffusa della schiavitù e del lavoro nero in cui sono costretti – ancora oggi in questa provincia – decine di migliaia di lavoratori sotto pagati e senza diritti (dall’edilizia alla ristorazione, dal commercio all’agricoltura), la distruzione delle campagne di Orta di Atella, di Vitulazio e di tanti nostri paesi (dove si viveva bene) con la costruzione di migliaia di inutili case, la progettazione di altre migliaia di alloggi in aree come quella della ex saint-Gobain per appagare gli appetiti dei soliti palazzinari, la folle moltiplicazione di centri commerciali, l’assenza di un servizio di mobilità provinciale adeguato alle esigenze di pendolari e studenti, il tradimento della vocazione agricola e alimentare della nostra provincia, l’assurdo di una sanità pubblica che non fa prevenzione, cura male, sospende i servizi, mortifica i dipendenti e spreca denaro sono tutti fatti che provano il totale fallimento della politica partitica e clientelare della Regione Campania, della Provincia di Caserta e di molti comuni. Diversi consiglieri regionali inquisiti per reati gravissimi dalla corruzione alla concussione e la presidente del consiglio regionale inviata al confino: l’era di Bassolino si chiude in modo tragico e indecoroso per la nostra regione, tutti gli impegni sono stati traditi, ma soprattutto è stata tradita la nostra provincia di Caserta. Da ciò deriva l’ordine tassativo per tutti noi di non rimanere più a lungo spettatori di questo scempio di risorse umane e ambientali. Qui occorre una alternativa a tutti i partiti politici, alle loro clientele e alla logica aberrante del potere concepito come dominio delle coscienze e possesso di privilegi e benefici, alla politica ridotta ancora una volta come ricerca del compromesso e della cura di affari privati e familiari. Non si tratta di sostituire una classe dirigente con un'altra ma di restituire al popolo sovrano il diritto alla partecipazione diretta e responsabile.Per tutti questi motivi vi chiedo di ritrovarci presso i locali della Chiesa Santissimo Nome di Maria il giorno 13 gennaio 2010 per verificare la possibilità di dare vita ad un movimento provinciale che affronti la prossima scadenza elettorale senza lasciare la gestione delle istituzioni nelle mani di coloro che hanno contribuito alla distruzione della provincia di Caserta. Ritengo sia necessario dimostrare come un impegno politico possa essere provvisorio e totalmente disinteressato rinunciando deliberatamente a gettoni di presenza e stipendi, mentre occorre colpire con la denuncia pubblica la miriade di enti e di incarichi nei quali si annidano i capi bastone della politica e i loro asserviti portaborse (dal Consorzio ASI, alla SMA, dai parchi regionali all’ente provinciale per il turismo, fino ai consorzi smaltimento rifiuti dove i cognomi degli assunti si dice possano sovrapporsi a quelli di non pochi politici). Occorre interrompere questo sfregio alla democrazia costituito da spreco e da incompetenza. Occorre affermare la priorità dell’impegno di risorse per la cultura, i servizi sociali, i malati e per tutti coloro che sono in una condizione di difficoltà, di marginalità e di sofferenza. La politica deve innanzitutto a loro una risposta! Per troppo tempo abbiamo consentito che i partiti dissipassero denaro per l’effimero (si ricordino in proposito le folli spese per i sessant’anni della ricostituzione della Provincia di Caserta). Sarà un incontro ispirato alla collaborazione e alla responsabilità nei confronti di un tempo difficilissimo, per restituirci il diritto all’essere cittadini liberi e autonomi. Cittadini che vogliono scegliere il proprio futuro non delegandolo nelle mani di una cosiddetta classe dirigente che ha creato in questi anni la condizione del degrado e della distruzione. L’invito è rivolto non solo ai tantissimi che operano coraggiosamente nelle associazioni diventate ultimo baluardo civile contro la rassegnazione e la prevaricazione partitica, ma anche a quei non pochi amministratori comunali che hanno operato in questi anni e operano ancora oggi con serietà, onestà e competenza avvertendo la condanna all’isolamento e al pericolo di rimanere schiacciati dal sistema partitico. Si tratta di un incontro propositivo in cui mettere insieme le migliori risorse tecniche ed umane di questa nostra provincia, a ciascuno chiedo la disponibilità – in nome dell’emergenza assoluta e guardando alla nostra catastrofe – per trovare tutti i punti di convergenza e di unione per una azione comune. Lo impone a tutti noi l’emergenza civile in cui viviamo e la responsabilità che abbiamo nei confronti dei più giovani cui occorre dare una testimonianza di autentico e disinteressato impegno civile, poiché soltanto una tale testimonianza può restituire credibilità alle istituzioni.
Anche se molti dei danni ambientali e morali appaiono forse irreversibili io mi ostino a credere che ancora ci sia possibilità di una tenue speranza.

Caserta, 21 dicembre 2009
Sergio Tanzarella