domenica 11 ottobre 2009

TERRENI INQUINATI TRA NAPOLI E CASERTA? IL WWF RILANCIA LA PROPOSTA DELLA CONVERSIONE ALLE COLTIVAZIONI "NO FOOD".

Dopo la scoperta dei peschi sui terreni inquinati dai rifiuti tossici a Giugliano in Campania cos'altro dobbiamo scoprire prima di correre davvero ai ripari ???
E' assurdo che si continui a coltivare sui terreni inquinati dallo sversamento dei rifiuti pericolosi a Giugliano in Campania e nell'agro aversano - commenta Ornella Capezzuto, Presidente del WWF Campania - , ricchi di metalli pesanti, idrocarburi, diossine, furani e tante altre sostanze molto pericolose per la salute dell'essere umano e dell'ambiente.
Il WWF rilancia la proposta del NO FOOD !!!
In altre parole, per favorire anche un inizio di bonifica dei suoli inquinati, si potrebbero convertire le coltivazioni di questi territori, non più destinate all'alimentazione umana ma con destinazione diversa, garantendo, al contempo, lo sviluppo agricolo ed economico.
Tanto per fare qualche esempio: è ben noto alla comunità scientifica - aggiunge Alessandro Gatto, biologo e referente volontario del settore rifiuti del WWF Campania - il meccanismo della FITOESTRAZIONE, attraverso l'utilizzo di specie botaniche adatte a questo scopo. L'elenco delle piante da utilizzare sarebbe davvero molto lungo, ci limitiamo, in questa sede, a citare l'impiego della colza per la produzione di biomasse o biodisel, dei girasole per lo stesso utilizzo, del mais per la produzione di plastica biodegradabile, di pioppi (il territorio è adattissimo per questa specie botanica) per l'utilizzo del legno in vari impieghi industriali e poi ancora il lino, la canapa, il cotone e via dicendo. In questo modo si potrebbe riuscire ad ottenere un inizio di bonifica (l'estrazione completa di tutti gli inquinanti immessi nel territorio dell'aversano e del giuglianese sarà davvero dificile attuarla ma in questo modo si potrebbe davvero fare due cose utili: continuità allo sviluppo agricolo e parziale bonifica a costi davvero contenuti).
Ovviamente tale proposta deve essere concretamente supportata dalle associazioni di categoria del mondo agricolo. In passato qualche sigla del mondo agricolo ha anche appoggiato l'idea e pare che qualche timido tentativo sperimentale di coltivazioni no food siano anche state effettuate. Ora si chiede che tutti i siti già caratterizzati come inquinati e quindi pericolosi per le coltivazioni destinate all'alimentazione umana vengano rapidamente convertiti in coltivazioni cosiddette "NO FOOD". Il tutto, ovviamente, sotto lo strettissimo controllo di organi statali che possano scongiurare speculazioni di ogni tipo e lasciando che siano interessati solo ed esclusivamente i territori realmente inquinati e già "caratterizzati" sotto il profilo tecnico-scientifico da avviare a bonifica.
Che dalle parole si passi ai fatti ed anche in fretta perchè sono passati troppi anni da quando si è scoperto il fenomeno dell'inquinamento da rifiuti tossici di questa particolare area della Campania e non si è mai attuato un serio e completo piano di bonifica del territorio.

Per info: Dott. Alessandro Gatto; ebgat@tin.it;

sabato 3 ottobre 2009

Medici per l'Ambiente sull'emergenza rifiuti in Campania: PRIMA LA SALUTE AMBIENTALE e poi... "gli AFFARI"

Regna il CAOS nelle DECISIONI AMMINISTRATIVE in tema di smaltimento dei RIFIUTI. A parlare è il dottor Gaetano Rivezzi, vice presidente dell'Associazione Medici per l'Ambiente per il Sud Italia (nella foto a fianco)

ll coordinamento Regionale della Campania dei Medici per l’Ambiente è sconcertato per i meccanismi perversi che vengono attuati in tema di smaltimento dei rifiuti, senza che sia possibile un controllo da parte dei cittadini campani di ciò che viene deciso nelle alte sfere per la legge che proibisce di protestare contro la messa a regime di insediamenti considerati ‘ad alto impatto ambientale’. Si giudica, per esempio, molto pericoloso per la salute pubblica il tentativo della NGP Srl (ex Montefibre SpA) di insediare un’industria insalubre di I Classe per lo smaltimento di rifiuti altamente tossici in località Pantano ad Acerra (NA) in luogo di un semplice depuratore, a due passi dall’inceneritore e in un territorio già dichiarato devastato dalla diossina dal Governo nel 2007. E si giudica irresponsabile, altresì, la proposta di insediare un impianto industriale per lo smaltimento di TUTTO il percolato della CAMPANIA a San Tammaro (CE), una struttura che prevediamo ultrapuzzolente per un raggio di 10 Km senza garanzie certe di un basso impatto ambientale (attualmente il percolato viene smaltito in piccoli impianti o, su portata più vasta, in un sito in Calabria, mentre c'è il grave problema dello smaltimento dell' UMIDO che VIENE PORTATO addirittura in SICILIA).

Tutto questo presuppone un COSTO ABNORME !!!

Si invitano, pertanto, le amministrazioni comunali e gli Enti preposti al controllo e alla sorveglianza per la tutela della salute pubblica di valutare attentamente l’opportunità di impedire che impianti siffatti vengano aperti in questi territori (dove da anni SI VIVE MALISSIMO e sono molto elevate le percentuali di patologia tumorale ed endocrina e per incidenza di malformazioni congenite nella popolazione residente) e favorire occasioni di sviluppo ‘ecosostenibili’ mediante l’insediamento di industrie che trasformano, per esempio, i rifiuti indifferenziati in materiali per l’edilizia, ad impatto ambientale zero e possono fin da subito soddisfare l’occupazione di quelle unità (circa 400 operai) che la NGP ha minacciato di licenziare. Una domanda precisa in merito al compostaggio ‘forzato’ fuori regione è: E' STATO COSTRUITO ALMENO UNO (diciamo 1 !!!!) IMPIANTO PER LO SMALTIMENTO DELL' UMIDO ?? Perchè NO ?

L’ISDE fa notare che se non si avviano a compimento i siti di compostaggio regionali questa sarà una piaga continua che continuerà ad operare un cospicuo stillicio delle casse pubbliche, con notevoli ripercussioni sul sistema erariale legato all’aumentoTarsu. In merito a questo problema, riteniamo che il rischio di una nuova ’emergenza rifiuti’ architettata ad arte dalle autorità per aprire gli altri tre inceneritori di Rsu è dietro l’angolo e aumenterà l’impatto ambientale (e di conseguenza quello sulla salute) di entrambe le province di Napoli e Caserta. L' opinione pubblica Italiana ed Estera tornerà ad accusare i CITTADINI della CAMPANIA ( Colpevoli o Vittime?) negando il DIRITTO di ognuno di noi ad avere un AMBIENTE SALUBRE.

Caserta 02/10/2009