Il comitato di Montale lancia l'allarme. Tracce della sostanze nei campioni di di latte materno di due donne che abitano nel piccolo centro vicino a Pistoia dove è presente l'impianto che bruci i rifiuti. Il sindaco Scatriglia: "Sono preoccupato, occorre fare tutti i controlli"
Il sindaco aggiunge che «naturalmente bisognerà fare tutti i controlli del caso». Sulla stessa linea l´assessore all´Ambiente della Provincia Rino Fragai: «Da due anni abbiamo istituito un osservatorio che tramite la Asl ha il compito di monitorare la situazione da un punto di vista sanitario. L´impianto di Montale è fra i più controllati e non ci è stato segnalato nessun problema particolare». Per questa mattina la Asl ha annunciato una conferenza stampa assieme alla Provincia. Le analisi rese note ieri sono state fatte dal Comitato autotassandosi ed è stato esaminato il latte materno di due donne a una quindicina di giorni dal parto: era l´estate del 2009 quando sono stati eseguiti i prelievi. Le due mamme-campione abitano nell´area cosiddetta rossa, di ricaduta dell´impianto: una zona compresa fra i Comuni di Montale, Agliana e Montemurlo. «Dopo aver ripetutamente sollecitato senza successo amministrazioni e organi competenti ad eseguire controlli biologici e sanitari sulle persone da sempre residenti nelle vicinanze dell´inceneritore - fanno sapere in una nota gli stessi aderenti al Comitato - abbiamo provveduto a nostre spese ad eseguire in un laboratorio accreditato la ricerca di inquinanti ambientali».
Il laboratorio dove sono stati esaminati i campioni allo studio è il Consorzio interuniversitario nazionale di Chimica per l´ambiente di Marghera, in provincia di Venezia. Lo conferma l´oncologa Patrizia Gentilini che spiega: «Gli esami ci dicono che c´è la presenza di diossine e Pcb (policlorobifenili), cioè sostanze tossiche nel latte materno. Di particolare interesse è stato il riscontro di Pcb che in entrambi i campioni di latte presenta un profilo del tutto sovrapponibile a quello già riscontrato nei campioni di carne di pollo esaminati un anno fa dalla Asl e a quelle riscontrate nelle emissioni dell´inceneritore da Arpat e dallo stesso gestore nelle emissioni dell´impianto». Secondo l´oncologa che da tempo segue le vicende di Montale e di altri inceneritori in Italia, questi nuovi risultati «dimostrano che le sostanze chimiche che escono dai camini della struttura per i rifiuti pistoiese si ritrovano nei corpi degli uomini e degli animali».
Il Comitato contro l´inceneritore ha anche sottolineato che «le inopportune affermazioni date a suo tempo dalle istituzioni circa la totale assenza di Pcb nelle emissioni dell´impianto che brucia i rifiuti trovano ora ulteriore smentita sulla base di indagini che i cittadini, di tasca loro, hanno provveduto ad eseguire».
Circa un anno fa scoppiarono allarmi e polemiche quando secondo dati epidemiologici raccolti e studiati dalle Asl 3 e 4 di Pistoia e Prato ed elaborati dall´Istituto zooprofilattico della Toscana e del Lazio emerse che erano presenti diossine e Pcb «in dosi significativamente elevate» in animali (pesce gatto, paperi, anatre...) cresciuti in ambienti liberi, quindi potenzialmente esposti a diverse fonti di inquinamento. Gli animali «abitavano» l´area a ridosso dell´inceneritore, ma non era provato che la causa della presenza di quelle sostanze tossiche fosse colpa dell´inceneritore stesso. Lo studio evidenziava anche che i decessi delle persone in quella stessa area rientravano nella norma eccetto che per alcune patologie come il cancro allo stomaco, negli uomini, e nel diabete per le donne. La Asl promise di approfondire la ricerca per capire se esisteva una causa-effetto tra malattie e impianto. Bisognava indagare su chi fossero i soggetti e dove avessero trascorso gli anni della loro vita.
Nell´impianto di Montale nel 2007 ci fu, in seguito a un incidente causato da una partita avariata di carbone attivo, una fuoriuscita di diossina. Da allora i controlli sono stati potenziati
Nessun commento:
Posta un commento