Falsificati i formulari per lo smaltimento. Coinvolti diversi imprenditori del settore. Manette a un ingegnere, domiciliari per un avvocato. Dentro 6 componenti della famiglia Del Prete, titolari dell'azienda nota per lo spot.
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COINVOLTO CARTOFER |
NAPOLI - I carabinieri del Nucleo Tutela Ambiente di Napoli hanno eseguito 21 ordinanze di misura cautelare per associazione a delinquere finalizzata al traffico illecito di rifiuti che venivano smaltiti a livello nazionale. I rifiuti venivano riutilizzati anche con la compiacenza di aziende del nord Italia, avvalendosi di professionisti e tecnici compiacenti. Agli indagati fanno capo numerose aziende che consentono fatturati di migliaia di euro e titolari di centinaia di veicoli. Tra le aziende sequestrate anche una del Friuli Venezia Giulia, oltre a centinaia di veicoli utilizzati per la gestione illegali dei rifiuti. Le aziende del napoletano coinvolte si trovano invece tra Caivano e Arzano. Tra le persone finite in carcere anche un ingegnere, mentre agli arresti domiciliari l'avvocato di una delle societa' coinvolte. Il ruolo centrale veniva svolto dalle imprese "Cartofer Srl", che per anni è stato protagonista di spot nelle tv locali per promuovere la semplicità con cui la sua azienda si occupava di rottamazione e smaltimento,e "Del Fran Srl", dedite alla commercializzazione all'ingrosso di veicoli fuori uso trasformati in "pacchi" e rottami ferrosi, gestite dai fratelli Del Prete. Dal 2006, anno di inizio delle indagini ad oggi, sono stati movimentate 680mila tonnellate di materiale per un giro di affari di 12 milioni di euro. "Il 2010 inizia bene per la Procura della Repubblica di Napoli e per quanti hanno ancora il principio della legalita' - dice il procuratore aggiunto Aldo De Chiara - ci sono motivi di soddisfazione e ci impegneremo per tentare di completare altre indagini in materia".
Mescolavano le lamiere delle auto insieme a pezzi di elettrodomestici, poi spedivano tutto ad alcuni stabilimenti del nord Italia, dove il materiale veniva lavorato “arrecando grave danno all’ambiente“.
I sei componenti della stessa famiglia: Mattia, Giovanni, Pasquale, Michele, Mariano e Giuseppe sono stati tutti condotti in carcere. Secondo quanto ipotizzato, le aziende gestite dai Del Prete, con sedi soprattutto a Casoria e Arzano, nel Napoletano, cambiavano frequentemente ragione sociale proprio per evitare la loro reale proprietà. "E' stato molto difficile riuscire a risalire alle proprietà e alla struttura che può essere definita camaleontica e capace di sfuggire a tutti i controlli trasformandosi per non essere mai improduttiva - ha detto in conferenza stampa il maggiore Giovanni Caturano, comandante del Gruppo tutela ambiente di Napoli e responsabile Noe per il Sud - una delle aziende sequestrate era stata riaperta da appena due mesi perché era stata revocata la misura interdittiva antimafia. Le società si avvalevano anche di veri e propri colletti bianchi per poter trafficare in maniera capillare. E' da sottolineare - ha aggiunto il maggiore Caturano -che questa volta il flusso di rifiuti illeciti si è spostato dalla Campania al Nord e non viceversa come è accaduto spesso negli anni passati".
fonte: Caserta C'è
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