martedì 27 aprile 2010

Storia di Veleni. Una storia italiana

Maurizio Torrealta, giornalista di RaiNews24 presenta tre libri:

Veleni di Stato del giornalista dell'espresso Gianluca Di Feo,
Bandiera nera, le navi dei veleni del giornalista del manifesto Andrea Palladino
Cosi ci uccidono del girnalista dell'espresso Emiliano Fittipaldi.

Inoltre in colelgamento da Bari la giornalista di Rainews Manuela Lasagna presenta la testimonianza di un pescatore che a causa dei residui bellici presenti ancora nella acque ha contratto la iprite. In studio anche il giornalista di rainews Angelo Saso che presenta la sua inchiesta sulla nave Eden Five e i suoi misteriosi trasporti di barili.



lunedì 26 aprile 2010

La rabbia dei magistrati: ladri di futuro danni gravissimi

Da Galgano strali anche su Bertolaso: doveva occuparsene da commissario ai rifiuti

da Il Mattino del 17 aprile 2010

L’emergenza rifiuti? Non è finita, non è mai finita. E quella ambientale, il disastro di coste e terreni, è tutta lì, raccontata dai drammatici fotogrammi del filmato girato dalla Guardia di Finanza durante i sopralluoghi lungo l’asta valliva dei Regi Lagni. Il procuratore generale Vincenzo Galgano indica le immagini ai giornalisti e non nasconde il raccapriccio e il disgusto per un pezzo di paradiso terrestre diventato periferia dell’inferno: da Napoli a Gaeta, arenili larghi e chiari trasformati in melma, pineta fitta sventrata dal cemento. Galgano, fiero dei risultati ottenuti grazie al coordinamento tra due Procure e nonostante l’assoluta scarsità di mezzi e di risorse di cassa, non risparmia però niente e nessuno: la coscienza dei singoli, avvelenatori di terre e di acque, e gli enti pubblici «che non hanno svolto bene la loro funzione», a partire dalla Regione Campania e fino a Bertolaso: «L’emergenza rifiuti non è finita. Di questo doveva occuparsi anche il sottosegretario Bertolaso con il suo commissariato, scaduto qualche mese fa». Nel corso della conferenza stampa alla quale hanno partecipato anche i procuratori di Nola, Paolo Mancuso con il pm Giuseppe Visone, e di Santa Maria Capua Vetere, Corrado Lembo, accompagnato dall’aggiunto Raffaella Capasso, dal nuovo capo della Procura di Isernia, Paolo Albano e dal pm Donato Ceglie, Galgano ha denunciato che «questo disastro ambientale è particolarmente grave perché ruba ai cittadini e ai loro figli spiagge e mare puliti, contamina l’ambiente in quella che duemila anni fa era Campania Felix e doveva di nuovo esserlo. Spero che questo futuro sia presto restituito alla Campania attraverso bonifiche urgenti e complesse». Un concetto ripreso anche da Lembo che ha definito gli inquinatori «ladri del futuro». Martedì, in occasione del tavolo periodico di confronto con il ministro Maroni, presso la prefettura di Caserta, proporrà la redazione di un protocollo nazionale i cui compiti saranno la mappatura dei crimini ambientali, l’individuazione delle aree di criticità, le indagini scientifiche ed epidemiologiche, i programmi di bonifica. Da Donato Ceglie il paradosso delle ultime ore: «In questi giorni i depuratori sono fermi ma l’attuale blocco non deve spaventare. I canali che sfociano in mare sono meno inquinati dell’acqua che passa tra le griglie contaminate dei depuratori». Paolo Mancuso, infine, ha ricordato che «la Regione ha stanziato 50 milioni per la bonifica. Dopo quanto si è scoperto, c’è da augurarsi che tanti soldi siano davvero spesi, e bene».

Rifiuti speciali nel fiume Sarno e in mare arresti in Campania, sigilli a 17 aziende

Rifiuti speciali nel fiume Sarno e in mare arresti in Campania, sigilli a 17 aziende Scoperto un traffico notturno di scarti delle concerie di Solofra e delle aziende conserviere salernitane. La mancanza di un impianto di compost ha favorito un'industria parallela dello smaltimento. Affari per decine di milioni. A guidare le operazioni un detenuto per usura
Articolo tratto da Repubblica.it
di ANTONIO CORBO
Centrale del traffico clandestino di rifiuti speciali in un appartamento di Nocera Superiore. Funzionava notte e giorno. Alfonso Russo, 43 anni, è agli arresti domiciliari, per usura. Non potendo allontanarsi, è accusato di aver ideato con altri un servizio di raccolta, trasporto e smaltimento con lo sconto del 50 per cento. Tariffa molto conveniente per 17 aziende, alcune concerie di Solofra in provincia di Avellino, altre sono industrie conserviere tra Nocera e Sarno. L'indagine dei carabinieri del Noe, coordinata dal procuratore aggiunto Aldo De Chiara e dal pm Maurizio De Marco, si è conclusa ieri con 50 indagati, di questi 13 sono colpiti da misure cautelari, Alfonso Russo e altri tre vanno in carcere, due bloccati ai domiciliari, obbligo di dimora per 5, firma in caserma per due. Per tutti la Procura regionale diretta da Giancomenico Lepore, istituita nel 2008 per fronteggiare l'emergenza rifiuti, aveva chiesto l'arresto in carcere. Il collegio dei tre gip, guidati dal presidente Bruno D'Urso, con Paola Di Nicola e Barbara Grassi, ha attenuato le misure. Per le 17 aziende è scattato il sequestro preventivo. Sono affidate a custodi giudiziari. Le indagini proseguono per scoprire altri complici, magari nella pubblica amministrazione. L'idea e tutto il traffico poggiano sulla mancanza di un impianto di compostaggio in Campania. Una struttura che accolga rifiuti speciali (non tossici, quindi) come scarti di cucina, residui di potatura, liquame, letame, foglie ed erba falciate. Le 17 aziende sequestrate dovevano sversare scarti della lavorazione di pomodori o di pellami, inutilizzabili per l'alimentazione o per il riuso. Per smaltire questi rifiuti, in altre regioni si paga meno di 100 euro a tonnellata. A Bologna, solo 58. Le società campane sono costrette a rivolgersi a ditte di smaltimento che essiccano e trasferiscono i rifiuti spciali da compost a Ofelia, vicino Catania. Questa carenza crea un giro d'affari e posti di lavoro: viavai di camion per la Sicilia. Le spese sono fatturate. L'idea di Alfonso Russo, di Bruno Guadagno e dei due proprietari di cave, Attilio Marrazzo e Giovanni Izzo, ha creato una industria parallela dello smaltimento rifiuti. Clandestina. I rifiuti era trasportati di notte per evitare controlli e sversati nel fiume Sarno e nelle cave. Prezzo medio: 100 euro a tonnellata. La metà della tariffa legale. Affari per decine di milioni. Ma è drammatico il prezzo pagato dalla Campania: un disastro ambientale che pregiudica la salute del mare, impone divieti alla balneazione, a Sud di Napoli. A Nord, dalle Procure di Santa maria Capua Vetere e Nola è stato appena dimostrato attraverso le indagini della finanza il danno ambientale prodotto da Comuni e allevamenti di bufale, con veleni nei Regi Lagni. Per guarire il mare di Napoli, hanno previsto i magistrati, occorrono tre generazioni. Il Sarno è tra i più inquinati d'Europa, "il fiume killer", affidato ad un Commissario straordinario, ex generale comandante dei carabinieri. Portava in mare, nella zona dello scoglio di Rovigliano, tra Castellammare e Torre Annunziata vernice delle concerie di Solofra ma anche scarti di pomodori. Negli anni scorsi furono segnalate chiazze rosse in mare spinte dalle correnti fino a Capri.
(26 aprile 2010)

martedì 13 aprile 2010

Depuratore in tilt dopo dieci giorni

di Vincenzo Ammaliato

Si chiamano «coclee». Sono le quattro grosse pompe meccaniche necessarie per sollevare i reflui e depurarli. In pratica rappresentano il cuore dell’impianto sito alla foce dei Regi Lagni. Erano rotte da quattro anni e dieci giorni fa alla presenza di ambientalisti, operatori balneari e politici erano state finalmente riparate e messe in funzione. Da ieri, purtroppo, sono nuovamente ferme, perché è avvenuto un guasto. La notizia ha creato sconcerto fra i residenti del litorale domizio, che attendeva dal nuovo corso del depuratore di Villa Literno speranze per il recupero della qualità del proprio mare, da troppi anni condannato alla non balneabilità. Ma i dirigenti della Hydrogest Campania, la ditta che da tre anni gestisce gli impianti del Ps3, si sono affrettati a gettar acqua sul fuoco e rasserenare tutti, garantendo che al massimo in una settimana le coclee saranno nuovamente riattivate. «Il danno - fa sapere l’ingegner Stefano Di Bari, responsabile tecnico dell’impianto di Villa Literno - è di lieve entità e ha interessato i cuscinetti di stabilizzazione delle pompe». Il guasto sarebbe avvenuto a causa dell’esplosione indotta del muro di contenimento dei reflui creato proprio per istallare le nuove coclee. Si trattava di una vera e propria piccola diga, lunga venti metri, alta quattro e spessa addirittura due metri. Probabilmente, per la demolizione del muro di cemento armato è stata utilizzata troppa dinamite e l’onda d’urto ha provocato la lesione dei cuscinetti, che si è poi trasformata in crepa con l’attività delle coclee. Si tratterebbe quindi di una semplice sostituzione di una piccola parte delle pompe. «Il pezzo danneggiato, peraltro - fanno sapere dalla Hydrogest - e già stato ordinato al fornitore olandese che li produce e dovrebbe arrivare all’impianto di Villa Literno fra domani e dopodomani (martedì e giovedì, per chi legge)». «La ditta specializzata che dovrà eseguire la riparazione - garantisce inoltre l’ingegner Di Bari - è stata già allertata ed eseguirà il lavoro in un solo giorno». Nel frattempo all’impianto della Hydrogest sono state riattivate le vecchie pompe elettriche. Il carico dei fanghi che riescono a sollevare e depurare, però, è risibile. L’impianto, in rpatica è tornato nuovamente a trattare non più del venti–trenta per cento dei reflui che transitano nel canale. La restante parte è scaricata direttamente a mare. Pertanto, il comitato formato lo scorso mese dagli ambientalisti e dai gestori degli stabilimenti balneari del litorale domizio che segue l’attività dei depuratori fa sapere che controllerà «passo passo» le operazioni di ripristino delle coclee. Il terrore del ripetersi di un’estate nefasta come quella del 2009, a seguito degli scarichi non trattati dal depuratore di Cuma, non fa dormire sonni tranquilli a molti sulla costa casertana. I depuratori dei Regi Lagni, quindi, sono mai come in questo periodo, dei «controllati speciali». Pessimista nel veloce recupero delle coclee, invece, è Tammaro Tavoletta, segretario regionale dell’Ugl energia: «Serve a poco cambiare i cuscinetti, in quanto il loro cattivo funzionamento causato dall’onda d’urto dell’esplosione ha danneggiato le intere pompe che adesso dovranno essere nuovamente sostituite. Siamo tornati indietro, quindi, di quattro anni» e a pagarne le conseguenze saranno gli operatori dell’impianto e tutta la gente della zona».

Da Il Mattino del 13/04/2010

venerdì 2 aprile 2010

Caos rifiuti: l'indagine, la «Gss» e il giallo del documento modificato

L'inchiesta del Corriere del Mezzogiorno

Con Scialdone e Pontillo altri cinque indagati: la parola "vigilanza" sostituita in una copia con la parola "portierato".

CASERTA - Sono uno dei paradossi e degli sprechi più macroscopici emersi dall’inchiesta delCorriere del Mezzogiorno sul Consorzio unico de rifiuti, quelle guardie giurate che vigilano una discarica chiusa da anni e sotto sequestro giudiziario nella quale sono già «occupati» 89 lavoratori. E non a caso i servizi di vigilanza — che operano presso tutte le strutture e le sedi amministrative del Consorzio — rappresentano uno dei grandi filoni sui quali si snoda l’indagine avviata sin dal 2008 dalla Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere, che nei giorni scorsi ha emesso una serie di decreti di perquisizione ai danni di sette indagati: il direttore generale dell’ente, Antonio Scialdone; la sua compagna Michela Pontillo, candidata alle ultime regionali nella lista Nuovo Psi-Mpa; un dirigente e quattro rappresentanti legali delle società interessate dagli appalti. Le origini dell’intera vicenda risalgono al 2007: ben prima, cioè, della costituzione del consorzio. Ed oggi il Corriere del Mezzogiorno — dopo aver consultato una serie di documenti già al vaglio dei magistrati— è in grado di raccontarla.LE ORIGINI - È il 17 maggio del 2007 quando viene stipulato un contratto per la vigilanza non armata del sito di Lo Uttaro tra il consorzio Acsa Ce3 (del quale Scialdone era vicedirettore generale) e la società Gss. A monte nessuna gara d’appalto, come impone la legge, e nemmeno una trattativa privata. Dalle carte risulta solo una nota del direttore generale dell’epoca, Antonio Limatola, indirizzata alla Gss ed alla 2D, che attesta che «le società prestano servizio di vigilanza presso la discarica di Lo Uttaro». La Gss, peraltro, esisteva solo da poche settimane. Una visura camerale rivela che si tratta di una società a responsabilità limitata con capitale di 10.000 euro costituita il 7 febbraio 2007 ed iscritta al registro delle imprese il primo marzo, con inizio attività il 19 marzo. Chi c’è realmente dietro quella piccola srl improvvisamente beneficiaria di un appalto così importante? Di certo c’è che il nome dell’amministratore unico — Giovanna Scialla — non dice nulla. E che quella società tra alterne vicende ed a dispetto di numerose revoche, è ancora lì: ha continuato a svolgere il servizio anche dopo la nascita del Consorzio unico. GLI AFFARI DELLA GSS - Gli sviluppi successivi appaiono assai illuminanti. Il contratto prevedeva che per il servizio di portierato e guardiania svolto da 4 vigilantes ogni giorno dalle 7 alle 23, l’ente avrebbe versato 25 mila euro al mese più Iva. Del documento esistono due copie, in una delle quali la parola «vigilanza» è stata sostituita da «portierato». Ma in nessuna delle due è scritto che il servizio sarebbe stato effettuato anche negli uffici e nel sito di trasferenza, come risulta invece dalle fatture liquidate: e la circostanza, ovviamente, ha fatto sì che il compenso lievitasse significativamente. Il 5 luglio 2007 il direttore generale dell’Acsa Ce3 Limatola contesta alla Gss «la carenza operativa ed organizzativa del servizio di vigilanza e controllo», invitando la società alla «stipula di una polizza fidejussoria per coprire gli eventuali danni ed omissioni». Il primo agosto Limatola comunica alla Gss ed alla 2D la revoca del servizio di vigilanza presso gli uffici di corso Giannone. IL VALZER - Tale atto avrebbe dovuto avere effetto dal giorno successivo. Invece non ha prodotto risultati. Il 3 dicembre Limatola comunica alla Gss che a causa della chiusura anticipata della discarica di Lo Uttaro intende recedere anticipatamente dal contratto. Anche in questo caso non accade nulla. Anzi, quando nel marzo al Ce 3 arriva «in carico» Ferrandelle, con una disposizione interna si estende il contratto anche a quel sito. La revoca arriva solo con la gestione commissariale di Stancanelli. Ma quando nasce il Consorzio unico Gss e 2D tornano di nuovo in servizio. TESTORE SINDACALISTA PREMIATO - Quello della vigilanza non è certo l’unico episodio emblematico della gestione delle finanze. Viene fuori, ad esempio, che tra i beneficiari delle promozioni a pioggia che hanno riguardato in pochi mesi circa 700 dei 1260 dipendenti della territoriale casertana, c’è anche il leader del sindacato autonomo Fiadel, Giulio Testore, tra i più attivi nella protesta delle scorse settimane. Testore, assunto nel cantiere di Aversa come «addetto allo spazzamento», e transitato poi al Ce 2 ed infine al Consorzio unico, era già stato promosso un paio d’anni fa dal 3˚ al 5˚ livello. Lo scorso 22 febbraio, con un verbale di conciliazione sottoscritto da Scialdone, ha ottenuto il 7˚, con il riconoscimento di aver svolto dal 2005 le mansioni di coordinatore della differenziata. Una vertenza velocissima, visto che era stata aperta solo 12 giorni prima, e che ha portato a Testore anche 12.500 euro di arretrati. Ma le prebende non si lesinano a nessuno. FRATELLI DI INDENNITÀ - E così se 11 lavoratori dell’ex Ce1 si spartiscono ogni mese ben 7.100 euro di indennità chilometriche, che vadano o meno al lavoro, c’è chi chiede ed ottiene «superminimi non assorbibili». È il caso del responsabile dell’Ufficio comunicazione e sensibilizzazione, Gabriele Lusini (fratello di Biagio, sindaco di Teverola), che a partire dallo scorso 1 agosto ha ottenuto da Scialdone come superminimo un’indennità di 1200 euro al mese per 14 mensilità, «per gli impegni di lavoro a cui è sottoposto e per motivi di rappresentanza esterna». Un po’ peggio è andata al ragionier Giacomo Tortale, responsabile dell’Ufficio elaborazione dei cedolini, e fratello dell’avvocato che ha curato gran parte delle conciliazioni con i dipendenti: lui ne ha ottenuti solo mille. Al confronto i 20, 30 o 50 euro al giorno concessi come indennità di disagio ed incentivo alla produttività ai lavoratori impegnati presso il sito di stoccaggio provvisorio di Maruzzella, sono un’inezia. In compenso, sono stati dati anche agli amministrativi che sulla discarica non prestano servizio.

Pietro Falco01 aprile 2010