Rifiuti speciali nel fiume Sarno e in mare arresti in Campania, sigilli a 17 aziende
Rifiuti speciali nel fiume Sarno e in mare arresti in Campania, sigilli a 17 aziende Scoperto un traffico notturno di scarti delle concerie di Solofra e delle aziende conserviere salernitane. La mancanza di un impianto di compost ha favorito un'industria parallela dello smaltimento. Affari per decine di milioni. A guidare le operazioni un detenuto per usura
di ANTONIO CORBO
Centrale del traffico clandestino di rifiuti speciali in un appartamento di Nocera Superiore. Funzionava notte e giorno. Alfonso Russo, 43 anni, è agli arresti domiciliari, per usura. Non potendo allontanarsi, è accusato di aver ideato con altri un servizio di raccolta, trasporto e smaltimento con lo sconto del 50 per cento. Tariffa molto conveniente per 17 aziende, alcune concerie di Solofra in provincia di Avellino, altre sono industrie conserviere tra Nocera e Sarno. L'indagine dei carabinieri del Noe, coordinata dal procuratore aggiunto Aldo De Chiara e dal pm Maurizio De Marco, si è conclusa ieri con 50 indagati, di questi 13 sono colpiti da misure cautelari, Alfonso Russo e altri tre vanno in carcere, due bloccati ai domiciliari, obbligo di dimora per 5, firma in caserma per due. Per tutti la Procura regionale diretta da Giancomenico Lepore, istituita nel 2008 per fronteggiare l'emergenza rifiuti, aveva chiesto l'arresto in carcere. Il collegio dei tre gip, guidati dal presidente Bruno D'Urso, con Paola Di Nicola e Barbara Grassi, ha attenuato le misure. Per le 17 aziende è scattato il sequestro preventivo. Sono affidate a custodi giudiziari. Le indagini proseguono per scoprire altri complici, magari nella pubblica amministrazione. L'idea e tutto il traffico poggiano sulla mancanza di un impianto di compostaggio in Campania. Una struttura che accolga rifiuti speciali (non tossici, quindi) come scarti di cucina, residui di potatura, liquame, letame, foglie ed erba falciate. Le 17 aziende sequestrate dovevano sversare scarti della lavorazione di pomodori o di pellami, inutilizzabili per l'alimentazione o per il riuso. Per smaltire questi rifiuti, in altre regioni si paga meno di 100 euro a tonnellata. A Bologna, solo 58. Le società campane sono costrette a rivolgersi a ditte di smaltimento che essiccano e trasferiscono i rifiuti spciali da compost a Ofelia, vicino Catania. Questa carenza crea un giro d'affari e posti di lavoro: viavai di camion per la Sicilia. Le spese sono fatturate. L'idea di Alfonso Russo, di Bruno Guadagno e dei due proprietari di cave, Attilio Marrazzo e Giovanni Izzo, ha creato una industria parallela dello smaltimento rifiuti. Clandestina. I rifiuti era trasportati di notte per evitare controlli e sversati nel fiume Sarno e nelle cave. Prezzo medio: 100 euro a tonnellata. La metà della tariffa legale. Affari per decine di milioni. Ma è drammatico il prezzo pagato dalla Campania: un disastro ambientale che pregiudica la salute del mare, impone divieti alla balneazione, a Sud di Napoli. A Nord, dalle Procure di Santa maria Capua Vetere e Nola è stato appena dimostrato attraverso le indagini della finanza il danno ambientale prodotto da Comuni e allevamenti di bufale, con veleni nei Regi Lagni. Per guarire il mare di Napoli, hanno previsto i magistrati, occorrono tre generazioni. Il Sarno è tra i più inquinati d'Europa, "il fiume killer", affidato ad un Commissario straordinario, ex generale comandante dei carabinieri. Portava in mare, nella zona dello scoglio di Rovigliano, tra Castellammare e Torre Annunziata vernice delle concerie di Solofra ma anche scarti di pomodori. Negli anni scorsi furono segnalate chiazze rosse in mare spinte dalle correnti fino a Capri.
(26 aprile 2010)
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