di Dario del Porto
Repubblica Napoli 12 ottobre 2010
NEGLI anni ’80 e ‘90 e comunque fino al 1995 è stato scaricato illecitamente nella discarica ex Difrabi di Pianura «un immenso quantitativo di rifiuti tossici». Nonostante questo elemento che risulta «documentalmente», le indagini del Noe coordinato dal pm Stefania Buda non consentono di ipotizzare, a fronte di questa acclarata «situazione di criticità della discarica», il reato di disastro ambientale. Allo stesso modo, non è stato possibile raccogliere dati sufficienti per valutare in concreto se e in che misura l’esposizione ai veleni scaricati nell’area abbia determinato conseguenze sulla salute dei cittadini.
In mancanza di elementi ritenuti utili a sostenere l’accusa in un eventuale giudizio, il pm Buda, titolare della complessa e articolata inchiesta condotta in questi mesi, ha pertanto chiesto l’archiviazione del procedimento. Il fascicolo era stato aperto per reati fra i quali omicidio colposo ed epidemia colposa a seguito dell’esposto presentato in Procura da alcuni residenti nei pressi della discarica. Contro la richiesta di archiviazione è stata presentata opposizione, la parola passa dunque al giudice AlessandroDeciderà il gup a novembre. Gli atti al pool Ecologia: gestione di rifiuti “non autorizzata”Buccino Grimaldi che ha fissato l’udienza in camera di consiglio prevista dalla legge per il 2 novembre prossimo.Nel corso delle indagini, su disposizione del pm Buda, erano state acquisite le cartelle cliniche di residenti ed ex lavoratori della discarica oltre a dati estratti dall’istituto per i tumori e da altre strutture ospedaliere. Gli esperti nominati dalla Procura non hanno però potuto confrontare questi dati con altri, risultati indisponibili, riguardanti ad esempio il trend specifico delle malattie nella zona e quelli rilevati anche in soggetti sani che ancora oggi risiedono nei pressi della discarica. Questo ha impedito di ricostruire quel quadro «concreto e specifico» della situazione senza il quale non è possibile ipotizzare un nesso tra la situazione ambientale dell’area che circonda l’invaso di Pianura e la diffusione di gravi malattie tumorali sulla popolazione.Sul tavolo del gup ci sono adesso tre possibili soluzioni: l’archiviazione del caso, l’indicazione al pubblico ministero di nuove indagini oppure la richiesta di formulazione dei capi d’imputazione. Ma al di là di quelle che saranno le decisioni del giudice, l’inchiesta non è finita ma anzi prosegue lungo un altro filone. Vanno infatti avanti, e saranno coordinate dal pool Ecologia della Procura, le indagini sui reati ambientali nell’area della discarica ex Difrabi ritenuti «tuttora perduranti» dagli inquirenti. Il pm Buda ha stralciato questo capitolo del procedimento, che conta quattro indagati e configura una presunta gestione non autorizzata di rifiuti, e ha trasmesso gli atti alla sezione guidata dal procuratore aggiunto Aldo De Chiara, competente per i procedimenti su questa materia. Dagli accertamenti tecnici è emerso che vari strati della discarica sono privi di impermeabilizzazione,inoltre si registra ancora la fuo- riuscita di biogas sulla quale, ad avviso del pm Buda, è necessaria la valutazione della sezione specializzata nelle violazioni ambientali. Basti pensare che durante le operazioni di carotaggio effettuate da tecnici del ministero dell’Ambiente d’intesa con la Procura, le esalazioni di biogas hanno determinato addirittura un principio di incendio. Il 21 gennaio 2008 la discarica era stata sequestrata per effettuare gli accertamenti tecnici imposti dall’indagine. Ora il pool Ecologia dovrà riesaminare gli atti e verificare la sussistenza dei reati originariamente ipotizzati.
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