domenica 21 febbraio 2010

Inceneritore, nube nera e miasmi domenica 21 febbraio 2010/

di Annalisa Aiardo
tratto dal Giornale di Napoli

Un mezzogiorno di “fuoco” in zona Pantano. La causa non è da attribuirsi ad un improvviso innalzamento della temperatura, ma ad una grossa nube nera che fuoriesce dai camini dell’inceneritore. Tra i contadini della zona scatta l’allarme. Lavoravano nei campi circostanti l’impianto, ma alle 12 di ieri la loro attenzione è stata catturata dalla vista di una grossa nube di fumo nero che traboccava dai camini del termovalorizzatore. In pochi minuti l’area limitrofa è stata oscurata. L’aria invasa da una cappa inquietante e dall’odore nauseabondo. In preda al panico si sono recati in Municipio prospettando al sindaco Tommaso Esposito la scena alla quale avevano assistito. Anche ilsindaco, dalla sua abitazione, si era reso conto di questa “anomalia”. «Ogni mattina il mio primo sguardo va in zona Pantano e questa mattina l’ho notata anch’io – ha confidato Esposito -. Con i contadini abbiamo parlato anche del consorzio di bonifica». Immediato il suo intervento con l’invio di un fax all’Arpac e a Coccolo, presidentedell’Osservatorio, chiedendo un intervento conoscitivo sull’accaduto. Alcuni tra i residenti in località Pantano hanno testimoniato che dal cielo è piovuta una cenere nera che ha sporcato i panni stesi fuori sui balconi, mentre nella zona si spargeva un odore forte, acre e irritante che ha agitato ulteriormente gli abitanti. Mercoledì scorso l’Osservatorio è stato prorogato fino al completamento del passaggio di proprietà dell’impianto, cioè fino al31 dicembre 2011. L’inceneritore inaugurato il 26 marzo 2009 non ha ancora superato tutti i test del collaudo. Secondo i tecnici dell’Osservatorio ha sforato 3 volte i limiti consentiti per le polveri sottili, con prelievi diretti al camino, mentre secondo i dati della centralina posta nel piazzale della ditta Delfino Spa ha sforato 14 volte dall’inizio dell’anno e più di140 volte dall’epoca dell’inaugurazione al 29 dicembre 2009. Assocampaniafelix e i comitati cittadini protestano: «Non ne possiamo più – dichiara Gennaro Esposito, delegato Assocampaniafelix -. Fino a quando possiamo sopportare soprusi così? Se il termovalorizzatore non è a norma, il sindaco deve pretenderne la chiusura. Gli sforamenti delle Pm10 oltre i limiti di legge erano già un dato sufficiente per dichiararlo non a norma. Adesso, da qualche settimana, assistiamo a queste emissioni di nubi tossiche e maleodoranti di colore nero che inquinano l’aria creando una cappa irrespirabile».Gli ambientalisti chiedono al sindaco l’utilizzo di poteri speciali perfermare queste emissioni, altrimenti annunciano di rivolgersi alla magistratura per i danni causati alla salute dei cittadini e del territorio.

venerdì 19 febbraio 2010

L'associazione Medici per l'Ambiente denuncia: spaventoso aumento di tumori in Campania

di Gennaro Esposito
(Ufficio Stampa Coordinamento Regionale Medici per l'Ambiente)

Napoli, 17 febbraio 2010 – I medici finalmente escono allo scoperto e ammoniscono: “Attenzione. Sono in aumento le patologie legate all’inquinamento ambientale, soprattutto in Campania”. Dopo anni di sopore e timori, la classe medica si dà una mossa e in un convegno tenutosi presso l’Ordine dei medici di Napoli il 15 febbraio scorso ha riunito il gota degli scienziati italiani sulla scottante materia e rivela i primi allarmanti dati. “Diossina nel latte materno, aumento delle mastectomie per cancro della mammella e sottostima delle statistiche ufficiali sui tumori mammari; aumento dei tumori del 3,2% nei bambini e aumento del 300% in 8 anni della spesa farmaceutica presso l’Istituto Tumori “Pascale” di Napoli”. Così Gaetano Rivezzi, coordinatore campano dei Medici per l’Ambiente, subito dopo la fine dei lavori: “Una giornata importante quella di oggi – ha dichiarato il pediatra che lavora all’Ospedale di Caserta – Gli scienziati convenuti hanno portato dati interessanti e aggiornati sullo stato dell’arte della relazione ambiente e salute, con un occhio particolare alla prevenzione primaria. Oggi è stato stimato che il 24% delle patologie ha una causa ambientale. Un dato che deve far riflettere l’intera classe medica, troppo spesso distratta e presa da altri campi della ricerca”. Lo scienziato Ernesto Burgio dell’ISDE ha fatto vedere come le mutazioni delle cellule cancerogene non sono casuali, ma sono dovute a ‘stress’ cellulari causati dalle sostanze tossiche ambientali. E molte mutazioni si trasmettono nelle generazioni future. Sono più di 5200 le discariche abusive e non di rifiuti tossici in Campania, di cui 1.186 solo nella provincia di Napoli. Uno studio condotto proprio da Rivezzi con l’Istituto Zooprofilattico di Teramo nel 2008 ha evidenziato contaminazione da diossine del latte materno nel 15% di un gruppo di cento donne delle province di Napoli e Caserta. Quelle più contaminate, guarda caso, erano quelle che risiedevano vicino alle discariche. Il Dott. Antonio Marfella, ricercatore del Pascale di Napoli ha rilanciato: “Si spende di più per curarsi di cancro in Campania negli ultimi 8 anni e il livello di polveri sottili nell’aria del capoluogo è stato superato di ben 230 volte quello tollerato, che è 35 per legge! Ciò significa che ci si ammala di più anche per effetto di fattori di inquinamento ambientale, che necessitano di studi approfonditi di bio-monitoraggio”. E i dati allarmanti arrivano anche da uno studio commissionato dal Ministero dell’Ambiente nel 1997 e completato solo nel 2007 e che ha riguardato le matrici terreno e acque del litorale domizio-flegreo. Risultati davvero impressionanti, che sono stati sintetizzati in una relazione presentata alla fine del convegno dal Dott. Gennaro Esposito, del comitato regionale Medici per l’Ambiente. “I dati della Società Ati Selc evidenziano la presenza nel Litorale Domizio-Flegreo di migliaia di tossici tra cui Alaclor, Arsenico, Alluminio, Benzoantracene, Benzopirene, Benzofluorantene, Benzoghiperilene, Benzokfluorantene, Berillio, Clordano, Cromo, DDD, DDE; DDT, Dicloropropano, Dibenzoantracene, Dieldrin, Ferro, Floruri, Idrocarburi pesanti, Indenopirene, IPA, Layers, Manganese, Nitriti, Piombo, Stagno, Solfati, Tallio, Vanadio, Zinco. In alcuni casi con valori di migliaia di volte oltre i limiti di legge”. Ad Acerra sono stati rinvenuti nel 2002 e nel 2006: Arsenico, Ferro, Manganese, Cromo VI, Cloroformio, Dicloroetilene, Tricloroetilene, Tricloroetano, Tricloropropano, Dicloropropano, con valori molto al di sopra dei limiti di legge”. “DDD DDE DDT sono stati riscontrati in elevate dosi nel litorale flegreo e non sono compatibili con attività di edilizia abusiva o uso di pesticidi e diserbanti”. Il Dott. Mario Fusco, direttore del Registro Tumori della ex ASL NA 4 di Pomigliano D’Arco, ha evidenziato come il tumore che sta avendo un trend di incidenza è quello del testicolo, mentre per gli altri si assiste ad una sostanziale stabilità. Un bambino su 500 si ammala di tumore e il trend è in ascesa: + 3,2%. La Professoressa Triassi polemizza: ”Da quando hanno tolto la competenza dell’ambiente al ministero della Sanità nel 1993 la situazione è peggiorata. L’Arpa è un organismo a sè, senza rete, nè feedback. Non si può monitorare facilmente la situazione dell’inquinamento e gli effetti sulla salute”. Ma la giornata è stata caratterizzata dall’amaro sfogo dell’assessore all’ambiente della Regione Campania Walter Ganapini, che ha ammesso: ”Sono stato impedito di lavorare per l’ambiente. Nessun organismo deputato al monitoraggio delle criticità ambientali è decollato in Campania. Lascio a voi medici il mio testamento politico. ”Sono sempre stato un ambientalista, ma non mi hanno fatto lavorare come avrei voluto”. ”A Castelvolturno c’è una situazione disastrosa e Menegozzo non mi fa sapere nulla!”. ”Anche ad Acerra avevo chiesto di entrare nell’Osservatorio sull’inceneritore, ma mi è stato impedito”. Accuse pesanti che dimostrano connivenze, omissioni e stranezze legate alle vicende ambientali di una Regione disastrata da almeno vent’anni. Alla fine le richieste dei medici: ”Chiediamo un osservatorio presso l’Ordine dei Medici con l’associazione dei Medici per l’Ambiente per avviare le ricerche e tutelare la salute dei cittadini campani. Dobbiamo recuperare il nostro ruolo di educatori e promotori del valore della salute anche dicendo la verità sui guasti dell’ambiente nella nostra Regione”.

TANTE, TROPPE DISCARICHE ABUSIVE NELL'AGRO AVERSANO. IL WWF RICHIEDE UN NUOVO FORTE IMPEGNO AI SINDACI PER I CONTROLLI AMBIENTALI.

Il WWF è costretto a ritornare ancora a denunciare uno stato di INQUINAMENTO ECCEZIONALE di tutto il territorio dell'agro aversano, che va da Villa Literno ad Orta di Atella, includendo anche il territorio di Giugliano e dell'area a nord di Napoli, perchè l'inquinamento non ha confini geografici.
In tutti questi comuni - commenta Alessandro Gatto, referente del settore rifiuti ed inquinamento del WWF Campania -si pratica smaltimento abusivo di rifiuti solidi urbani ordinari e rifiuti speciali e pericolosi, molto spesso attraverso incenerimento degli stessi in aperta campagna. Ultima zona di nuovo inquinata anche da tantissimi rifiuti speciali è nel territorio del comune di Frignano. Si tratta di due zone: un primo sito adiacente alle mura che delimitano il campo sportivo ed un altro sito in una stradina parallela alla via del cimitero di Frignano, nei pressi di un nuovo complesso di case di recente costruzione. Ma questo è solo un esempio, perchè queste discariche abusive sono tantissime e sparse un po' ovunque nelle periferie e nelle campagne dell'agro aversano.
Anche se i comuni di tanto in tanto provano a bonificare o a chiedere la bonifica dei siti inquinati, a causa di mancanza di controllo capillare del territorio, le microdiscariche abusive si riformano dopo poco tempo.
Si chiede fortemente - dichiara Francesco Autiero, Presidente del WWF agro aversano-Napoli nord e lit. domizio - un impegno politico concreto e tangibile di tutti i Sindaci dei comuni dell'agro aversano affinchè si proceda sull'implementazione dei controlli ambientali da parte delle forze dell'ordine e di pubblica sicurezza. PERCHE' STIAMO PARLANDO PROPRIO DI PUBBLICA SICUREZZA !!!!
Non dimentichiamo mai che la salvaguardia dell'ambiente significa salvaguardia della salute pubblica.


fonte: comunicato stampa
autore delle foto documentative: Wwf agro aversano napoli nord litorale domitio

domenica 14 febbraio 2010

Sant'Arpino. Storia di un degrado tutto Campano

Sant'Arpino. Martedi 2 Febbraio 2010.

Ci siamo avventurati, di pomeriggio, nelle campagne di Sant'Arpino, piccola cittadina della provincia sud di Caserta confinante con alcuni paesi della provincia nord di Napoli, Grumo Nevano e Frattamaggiore e facente parte dell'unione dei comuni cosiddetti "Atellani" per la storia che la lega all'antica città fondata dall'antica tribù degli Osci. La meraviglia di trovare ampi spazi di campagna tra i caseggiati è tutta giustificata, incastrata com'è tra le popolosissime città della provincia di Napoli (a sud) e i grossi e sconnessi agglomerati urbani dell'agro aversano (a nord e ad est). A ben vedere di campagna c'è n'è, ma non possiamo non registrare il suo pessimo stato di salute, dal momento che è stata scelta come sversatoio di ogni sorta di rifiuti, da quelli speciali a quelli di provenienza domestica, nonché eletta ad inceneritore pubblico per ogni sorta di criminale ambientale. La località è da tutti conosciuta col nome di "Ncopp' e' Santi" (in italiano Sopra i Santi). Le foto che vedete di seguito testimoniano parte del disastro a cui abbiamo assistito e non hanno bisogno di ulteriori commenti. Già diverse volte sono state fatte segnalazioni dello scempio da parte del comitato civico di Sant'Arpino "Contramunnezza", sodalizio di liberi cittadini attivatisi per far fronte all'emergenza bonifiche che da anni interessa prioritariamente la regione Campania.

la carcassa di una Smart bruciata ed abbandonata su un cumulo di rifiuti






Fotografie di Franco Spinelli. E' concesso l'utilizzo di esse in conformità delle norme stabilite dalla licenza "Creative Commons".

martedì 9 febbraio 2010

Discarica nella cava dei Fabbrocino

NOLA - Mega discarica in una cava dei Fabbrocino. L’hanno scoperta i carabinieri della compagnia di Nola, diretti dal capitano Andrea Massari, che hanno messo i sigilli alla cava di via Muro D’Arce nell’ambito di controlli contro lo smaltimento illecito di rifiuti. Le verifiche si sono svolte in sinergia con il personale dell’Asl Na 3 e della stazione di Sarno. Dopo meticolose ispezioni presso il sito, gestito da una srl di proprietà di una società di capitali sequestrata lo scorso 7 gennaio, i militari dell’Arma hanno scoperto che in quella cava era in atto uno smaltimento di rifiuti non autorizzato. Denunciati l’amministratore e socio della società che gestisce la cava, un 50enne di Ottaviano, ed un 37enne di Sarno amministratore e socio della società, nonché il 46enne titolare della società, di San Gennaro Vesuviano, sorvegliato di pubblica sicurezza, ritenuto elemento di spicco del clan Fabbrocino. Nel corso dell’operazione i carabinieri hanno rinvenuto all’interno dell’area di pertinenza della cava rifiuti speciali pericolosi (materiale di risulta di demolizioni edili e fresato di asfalto nonché vari materiali a base bituminosa, ferrosa e di gomma che erano stati miscelati a terreno vegetale). Sono stati quindi sottoposti a sequestro i seguenti beni del valore stimato 5.000.000 di euro: l’area comprendente la cava, di circa 42.000 mq.; l’impianto di frantumazione; un terreno attiguo adibito a discarica non autorizzata; un escavatore; un autocarro motrice ed un rimorchio; una pala meccanica gommata.
di Redazione cronaca 07/02/2010
Anno III Numero 38
tratto da il Nolano.it

lunedì 8 febbraio 2010

In fiamme "Taverna del Re", il sito delle ecoballe di Villa Literno e Giugliano

Del 2 Febbraio 2010

E’ scoppiato un pericolosissimo incendio alle cosiddette “ecoballe” di rifiuti del sito di stoccaggio di Villa Literno, adiacente a quello di Giugliano in Campania, in località denominata “Taverna del Re”. La combustione dura da ormai diverse ore e i Vigili del Fuoco stanno avendo seri problemi per governare le fiamme. In altre parole, dichiarano Angelo Ferrillo (per La terra dei fuochi), Gaetano Rivezzi (per Medici per l’ambiente) ed Alessandro Gatto (per il WWF Campania) quello che non doveva capitare è avvenuto. Temevamo da tempo fenomeni di combustione delle ecoballe e più volte sono avvenuti fenomeni del genere. Questa volta sembra essere una situazione davvero grave soprattutto per l’inquinamento dell’aria, dell’acqua di falda e del suolo che si sta producendo in quell’area, che, ricordiamo essere intensamente coltivata. Le associazioni: “LA TERRA DEI FUOCHI”, “MEDICI PER L’AMBIENTE” E “WWF CAMPANIA”, denunciano, alle autorità competenti, la grave situazione di insicurezza generale del sito di stoccaggio delle ecoballe in oggetto. Le associazioni scriventi chiedono immediatamente la messa in sicurezza del sito, che ricordiamo contiene milioni di ecoballe di rifiuti tal quali prodotti nei momenti di emergenza regionale del recente passato. Dopo l’ennesimo incendio di questa notte nei siti di stoccaggio di ecoballe, sotto la responsabilità istituzionale, le associazioni scriventi denunciano alle autorità giudiziarie gravi omissioni per la tutela della salute pubblica e la sicurezza dei cittadini dell’intero territorio aversano – giuglianese.

Comunicato stampa congiunto di: “La Terra dei Fuochi”, “ISDE Medici per l'ambiente" e “WWF Campania”

giovedì 4 febbraio 2010

Regi Lagni. Il wwf lancia la sua proposta di risanamento. L'analisi di Alessandro Gatto

Premessa storica:

I Regi Lagni sono nient’altro che il frutto della ricanalizzazione, una decina di chilometri più a nord, dell’antico fiume Clanio (Clanis) che scorreva nei territori dell’agro aversano e sfociava naturalmente nel lago di Patria (attualmente denominato semplicemente lago Patria). Questa opera di ricanalizzazione avvenne per volere di Don Pedro Fernandez de Castro, vicerè di Napoli tra la metà del 1500 e l’inizio del 1600. Quindi da quel momento (precisamente l’opera fu conclusa nel 1616) scomparve il fiume Clanio e si ottenne il sistema dei canali denominato “Regi Lagni”. Nel tempo l’opera idraulica ha sempre avuto un rapporto di sufficiente integrazione con la natura e l’ambiente circostante, tant’è che si ricorda ancora che fino alla fine degli anni ’60 del secolo scorso, in primavera, i Regi Lagni si riempivano di pesci ed altri animali, c’era una forte abbondanza di anguille e di gamberi di fiume (indicatore biologico di qualità dell’ecosistema fluviale). Sulle rive dei Regi Lagni si poteva udire il forte canto degli usignoli di fiume e di altre specie legate all’ecosistema fluviale. Nei Regi Lagni e nei canali affluenti, nel periodo estivo, si potevano ammirare le balle di canapa che venivano lasciate macerare in acqua e tutto era ben inserito nel contesto naturale. Poi l’oblio!!!

Situazione attuale:

La mancata depurazione degli scarichi sia umani, sia agrozootecnici, l’avvento dell’industrializzazione in Terra di Lavoro e la perversa coibentazione del letto del canale e l’irregimentazione delle acque con argini di cemento hanno trasformato questi canali in uno dei corsi d’acqua più inquinato e degradato d’Italia. Negli anni ’70 del secolo scorso, con la forte urbanizzazione delle aree limitrofe ai Regi Lagni e la nascita delle aree ASI (le aree industriali), iniziò una corsa allo “scarico selvaggio” , sia di acque nere di origine umana ed animale, sia di liquami tossici industriali. Nel 1986 fu decisa e realizzata l'opera di confluenza dei tre vecchi canali che costituivano i Regi Lagni in un grande bacino con la cementificazione del letto e degli argini di quest’ultimo. L’opera costò all’epoca ben 981 miliardi delle vecchie lire. In tutti questi anni, successivi al 1986, si stratifica sul letto del canale una melma inquinata, tra gli altri inquinanti, da fenoli, fosfati, cloroformio, metalli pesanti (tra cui: cadmio, mercurio e piombo), triclorometano (un solvente per resine altamente tossico per l’essere umano) pari a 10 milioni di particelle per decimetro cubo. Il tutto con una abnorme presenza di inquinamento batteriologico e virale che determina una condizione di inquinamento del mare dove va a sfociare il canale tra le più inquinate d’Italia.

Le proposte del WWF:

1) l’avvio di un tavolo tecnico di consultazione con le associazioni per tutte le fasi e la durata del progetto così come si è fatto nella sede dell’ARPA Napoli la settimana scorsa.

2) il monitoraggio continuo della qualità delle acque dei Regi Lagni, sia sotto il profilo biologico, sia sotto il profilo chimico.

3) La redazione e pubblicazione del catasto (qualora non fosse ancora stato realizzato) degli scarichi pubblici e privati nel bacino imbrifero dei Regi Lagni.

4) L’attivazione completa ed esaustiva di tutto il sistema depurativo dell’intero corso dei Regi Lagni, anche attraverso l'obbligo dei comuni, che scaricano tuttora direttamente (senza pasAggiungi immaginesaggio in depuratore), di allacciarsi al sistema depurativo più vicino.

5) La bonifica completa di tutto il bacino imbrifero dei Regi Lagni.

6) La rinaturalizzazione dell’antico canale anche con opere di ingegneria naturalistica, ma che tengano conto delle essenze botaniche preesistenti ed autoctone, al fine di tutelare la biodiversità locale anche con il recupero di tutto l’ecosistema fluviale.

7) Nella realizzazione di questi interventi di piantumazione di specie arboree autoctone nelle aree campione il coinvolgimento diretto e specifico della popolazione locale al fine di garantire un controllo del territorio e impedire il rinstaurarsi delle attività illegali e criminose preesistenti (ad esempio lo scarico di rifiuti)

Fonte: dott. Alessandro Gatto - Responsabile settore rifiuti WWF Campania