martedì 30 dicembre 2008

Iniziata la messa in sicurezza dell'amianto di Torre Palomba


Ci voleva lui, il tenente Colombo, al secolo Bernardo Iovene, per smuovere le acque del pantano burocratico in cui stanno affondando quasi tutte le istituzioni campane. Torre Palomba sembrava un sito abbandonato al suo destino, senza che nessuno prendesse provvedimenti immediati ed urgenti per tamponare un disastro consumatosi sotto gli sguardi attoniti di tutti quei cittadini che invano hanno chiesto, per mesi e mesi, che qualcosa cambiasse. Ovvio che non è successo ancora niente, si tratta di una semplice messa in sicurezza di alcuni dei tanti cumuli di rifiuti pericolosi che si trovano in quel posto, ma per chi quasi ha rinunciato a crederci vuol dire il riaccendersi di una qualche forma di speranza. La speranza maggiore, ovviamente, è quella di veder completate le fasi successive alla "messa in sicurezza": la bonifica vera e propria.
Per la serie: "qualcosina si muove...solo se le dai una forte spinta!". Ed infatti, secondo il mio modesto parere, ciò di cui stiamo parlando non sarebbe mai accaduto se B. Iovene non avesse affrontato l'argomento "Torre Palomba" dapprima nella sua inchiesta televisiva "Terra Bruciata" (per il format "Report" di Raitre) e successivamente nel libro-denuncia sullo stato delle bonifiche in Campania "Campania Infelix".

domenica 28 dicembre 2008

Risolto il problema della "inefficacia della sorveglianza"


Le foto le ho scattate Domenica 28 Dicembre 08.
Siamo sempre nei pressi della stazione ferroviaria Gricignano-Teverola. Ogni qualvolta mi sono trovato a passare in questo posto ho sempre lanciato un'occhiata a questa stradina piena di rifiuti, alla cui entrata si "ergeva" il cartello che segnalava un "qualche sistema di sorveglianza" e quindi il divieto volto a redarguire i malintenzionati dallo sversare i rifiuti.
Quel cartello di divieto pareva avere un'anima. Era sempre lì, in piedi, sfidando tutte le intemperie, a "resistere" contro tutto e tutti, mi verrebbe da dire. Mi dava anche un senso di tristezza: tutto solo com'era, con nessuno che lo pensasse, che gli desse un'occhiata, anche solo per un secondo. Ora qualcuno l'ha buttato giù. E di certo, come potrete giudicare voi stessi dalle foto, non è stato il vento o la pioggia a ripartirgli l'estrema unzione. Ho motivo di pensare che qualcuno lo abbia buttato giù con delle intenzioni ben precise. Non è mio mestiere fare dietrologia, ma a volte mi diverto a farla.
Di questo segnale di "divieto di scarico-zona sottoposta a sorveglianza" ne avevo parlato in un precedente post, in questo blog, appena qualche settimana fa. La foto che avevo allegata era più eloquente delle parole. Era bella, con la strada intasata di rifiuti dietro ed il cartello/divieto posto innanzi. Stava a dire che quel posto era un simbolo. Tanto è vero che molti amici mi hanno chiesto dove si trovasse "quel luogo". Un simbolo! Uno dei tanti simboli che spiegano le contraddizioni, piccole o grandi che siano, di un territorio disastrato. Più di quanto possa fare un qualsiasi trattato si sociologia. Un simbolo da eliminare.
PS ammazza qui ci vorrebbe Carlo Lucarelli! :-p

giovedì 25 dicembre 2008

L'impero, traffici storie e segreti dell'occulta e potente mafia dei casalesi

tratto dal sito OltreGomorra
"L'Impero": è questo il titolo dell'ultimo libro di Gigi Di Fiore. Un testo interamente dedicato alla camorra casertana. O forse sarebbe meglio dire mafia casertana. È qualche anno che mi sforzo di sottolineare il carattere mafioso della malavita casertana e finalmente qualcuno lo ha scritto chiaramente. Una storia che parte da lontano, ben descritta (e ben documentata) da Di Fiore. Una mafia sempre autonoma e diversa rispetto a quella napoletana, nata nei Mazzoni tra bufale e mozzarelle. Mafia contadina, impenetrabile, con struttura piramidale al cui vertice c'è una sola famiglia. Un'organizzazione in cui, per anni, la pratica del pentimento è stata una rarità assoluta, lavata col sangue.
Sangue, cemento e mozzarelle: questo il trinomio che caratterizza il clan. Lo stesso clan che, gettando le basi della propria ascesa con Antonio Bardellino, vede le sue radici culturali vecchie almeno di due secoli. Egemonia totale su tutta la provincia, clan satelliti tollerati e/o inglobati, con diritto di esistere e di operare ma sempre con il benestare di Casale (o San Cipriano). Da Giugliano a Gaeta, passando per Marcianise e Pignataro Maggiore. Un territorio enorme. Rapporti strettissimi (ma paritari) con Cosa Nostra, a volte addirittura apparentamenti strategici. Guerre di successione e di mafia. Lotte contro i cutuliani, ma anche lotte interne.

Cose che si sanno ma anche molti dettagli inediti, uno stile volto a riportare i fatti. Fa il giornalista Di Fiore, riporta fatti, appunto. Commenti pochi, considerazioni sempre molto ben ponderate, sforzandosi di essere il meno soggettivo possibile. Tanta cronaca giudiziaria. Uno stile poco sentimentale ma efficace. Ne emerge una realtà imbevuta di cultura criminale, dove la malavita entra nell'economia, nella politica, nella società. Dove la mafia è società! Libro aggiornatissimo fino al secondo grado di Spartacus. Ci sono delle cose che mi hanno colpito per un motivo o per un altro.

La prima può sembrare secondaria, ma la si rivaluta se si pensa a come ragionano i casalesi: il cadavere mai trovato di Antonio Bardellino. Rosaria Capacchione ci induce a riflettere. Come può essere che la donna di un capomafia si risposi dopo poco tempo che il marito è stato assassinato? Alle donne di mafie certe condotte non sono permesse. Matrimonio di copertura? Che l'uccisione di Bardellino non sia mai avvenuta? Perché, nonostante precise indicazioni in merito alla spiaggia dove il corpo di Bardellino sarebbe stato sepolto, la polizia non ne ha mai trovato traccia? Siamo sicuri che i casalesi hanno ucciso il sanciprianese Bardellino? La magistratura, nonostante il mancato rinvenimento del cadavere, ne è convinta. Bardellino non era uno qualunque ma una sorta di padre del clan.

La seconda: l'enfasi con cui è stata accolta la sentenza di secondo grado del maxiprocesso alla mafia dei Mazzoni, in contrasto con la quasi totale indifferenza con cui era stata accolta la sentenza di primo grado. Il merito è di Roberto Saviano. Grazie Roberto!

La terza: l'eroismo di certi magistrati, di certi giornalisti, di certi politici, di certe persone. Io sono di Gricignano di Aversa e so quanto valga l'omertà in alcuni casi. In certe zone è l'arma migliore per aver salva la vita. Sentiamo alcuni fare proclami e teorizzare sistemi da contrapporre alla mafia. Tutto molto bello, ma il vero coraggio è di chi, abitando a cento passi dalla casa dei boss, non ha paura di rendere noti i loro loschi affari e le loro efferatezze, denunciandoli. Quanti Peppino Impastato nella mia provincia ma ancora troppo pochi rispetto ai Tano Badalamenti. A loro, la mia ammirazione. Non vanno dimenticati.

La quarta è un vuoto da riempire. Le sentenze e le cronache, come il libro, parlano molto di Casale, San Cipriano, Casapesenna, Mondragone... Di Fiore dedica non poche parole al clan satellite di Pignataro Maggiore ma il vuoto, secondo me, riguarda Marcianise, Gricignano, Carinaro, Cesa e altri paesi. Cosa dire di Orta di Atella, Succivo... Molti sono satelliti di Casale che, scommetto, stanno approfittando della stretta operata al clan per guadagnare spazi. È un vuoto giornalistico più che giudiziario e andrebbe colmato. Esiste già qualche elemento ma dobbiamo approfondire. In queste zone si sono realizzati alcuni dei più grandi investimenti immobiliari e industriali che la Campania abbia visto negli ultimi 15 anni (alloggi US Navy costruiti dai Coppola, quelli del villaggio Coppola sul territorio di Gricignano di Aversa. Il polo tessile e il polo calzaturiero, costruiti sui territori di Gricignano, Teverola e Carinaro. Migliaia di alloggi abusivi sul territorio di Orta di Atella, tanto che si parlava di una "seconda Orta". Il tratto di TAV che attraversa Gricignano e Marcianise. La costruzione del Tarì sul territorio di marcianise). Non è difficile immaginare in che modo gli appalti siano stati assegnati. Ancora da chiarire alcuni omicidi avvenuti nel 1996 quando cominciava la costruzione degli alloggi per i militari americani a Gricignano. O quelli avvenuti a Marcianise e Capodrise tra il 1991 ed il 1992, gli anni in cui si lavorava all'edificazione del Tarì. Su questo indagano i giudici ma a noi tocca la guardia civile?

Infine una nota che è forse sfuggita (o forse il suo libro era già in stampa quando ciò è avvenuto) al documentato Di Fiore. Una nota positiva. Un giovane imprenditore di Cesa, che io conosco (abbiamo frequentato la stessa scuola superiore), che ha lanciato un grido di dolore. Scrivendo a Michele Santoro, Lorenzo Ferriero ha squarciato l'omertà tipica della nostra terra. Ha scritto:

"Dott. Santoro mi chiamo Lorenzo Ferriero, sono un giovane imprenditore che vive a Cesa in provincia di Caserta, paese del pentito Gaetano Vassallo. Per anni lo scrivente e il fratello sono vissuti sotto la minaccia delle estorsioni, alle quali non hanno mai inteso sottostare; infatti negli anni gli atti intimidatori si sono susseguiti:-nel mese di aprile 2000 si verificò un incendio in un cantiere; -nello stesso anno nel mese di agosto vi fu un attentato dinamitardo presso la abitazione della mia famiglia adibita anche a sede legale della società, (fatti regolarmente denunciati agli organi di polizia). Stante la nostra fermezza di non sottostare alle pressioni dirette od indirette dei clan si è cercato di annientarci economicamente, minacciando in maniera aperta i committenti dei vari lavori affinché non affidassero loro più commesse o risolvessero i contratti in corso, minacciando i proprietari di terreni oggetto di trattative affinché desistessero dalla cessione degli stessi a noi, e avvicinando familiari ed amici finché ci convincessero a pagare, poiché oramai eravamo rimasti gli unici a non rispettare le regole del clan. Nonostante tutte le difficoltà sopra rappresentate, la nostra piccola impresa era riuscita non solo a sopravvivere economicamente ed onorare tutti gli impegni assunti, ma anche a progredire passando a gestire operazione immobiliari vere e proprie di grosso valore. L'esistenza sul micro territorio di un gruppo imprenditoriale non aggiogato alla logica ed agli interessi del clan egemone della zona, non era ammissibile ne tollerabile oltremodo. Tale circostanza in paese era notoria e più volte era stata palesata con impudenza e sprezzo della legalità dai componenti del gruppo malavitoso egemone, infatti i Ferriero invece di piegare la testa la hanno alzata, ed erano e sono un pericolo mortale per il sistema omertoso sul quale si regge il Clan egemone a Cesa, dove la fanno da padroni. E questi camorristi lo sanno, infatti anche a distanza di anni non dimenticano chi ha osato opporsi ed è diventato un cattivo esempio per tutti gli altri.

Tanto che la notte di natale 2007 compivano la più nefanda e scellerata delle loro azioni uccidendo il fratello dello scrivente Cesario di appena 26 anni. Chi scrive è stato gettato nello sconforto totale ed ormai è quasi paralizzato ad adottare qualsiasi scelta, ha chiesto aiuto alle istituzioni con molteplici comunicazioni, oltre ovviamente a denunciare le estorsioni e le minacce subite. Ha chiesto aiuto alla prefettura di Caserta affinché gli venisse garantita una forma di protezione almeno negli spostamenti che deve fare per seguire le sue attività imprenditoriali, anche perché, stante l'attuale situazione, l'azienda rischia il fallimento, e con essa tutto l'indotto e le famiglie che lavorano. Ebbene ad oggi a quasi dieci mesi niente di niente richieste e denunce lasciate non si sa dove. Come non pensare all'omicidio di Michele Orsi consumato a Casal Di Principe pochi mesi fa, quando il suo avvocato affermava di aver chiesto alla Prefettura prima dell'omicidio protezione per il suo assistito. Ma che razza di paese è questo! La storia si ripete anche se con diverse sfaccettature ma tutti restano inermi a guardare, ad aspettare gli eventi, e i cittadini onesti vengono abbandonati ed isolati, lasciati al proprio destino; c'è da vergognarsi! Se non è una resa alla camorra questa, e chi in questa situazione dovrebbe sentirsi invogliato a denunciare senza garanzia di diritti. A questo punto ciascuno è portato a credere che la camorra e i gruppi malavitosi siano solo una causa dei problemi, l'altra è sicuramente da individuare nella inefficienza dell'intero sistema. Cesa è un paese dove lo Stato è completamente assente, ed è sostituito in ogni sua funzione dal clan egemone, basti pensare che qui è stato picchiato il parroco in chiesa sull'altare, davanti a decine di bambini che facevano lezioni di catechismo da uno di questi capoclan; tutti sanno chi è stato!!! E naturalmente il terrore aumenta. I capoclan girano armati e scortati da affiliati e figli di capo clan muniti di regolare permesso di porto di pistola rilasciato dagli organi competenti. Cesa è l'unico paese del circondario a non essersi dotato di una rete di gas metano nonostante la volontà di investimento di aziende di rilievo Nazionale come Enel Rete Gas e opportunità di finanziamenti pubblici, poiché il gas nei bomboloni a Cesa è gestito dal clan camorristico, e solo dopo le mie denunce il consiglio comunale obbligati dal prefetto di Caserta ha fatto un primo timido passo con una delibera di consiglio comunale dello scorso settembre 2008, anche se si è lasciato scadere finanziamenti pubblici per portare il metano a Cesa. A Cesa ha investito il Gruppo LIDL di grosso rilievo con l'apertura di un punto vendita in via Matteotti, anche qui attentati dinamitardi per tangenti e assunzioni di donne di affiliati e familiari del Clan camorristico. A Cesa, in Comune lavora la moglie di un Capoclan, che ha accesso ai dati di questo ente e fa da portavoce del marito. Le estorsioni si consumano direttamente nelle abitazioni private di questi camorristi, poiché non vi è imprenditore che prima di intraprendere una qualsiasi iniziativa non sia costretto è obbligato a passare da loro e mettersi d'accordo sul prezzo da versare nelle casse di questo potentissimo clan, pertanto questi camorristi non si devono neanche più scomodare, e andare in strada o sui cantieri, tanta è la loro forza. In questo paese i gruppi criminali si affrontano da oltre un ventennio a suon di morti ammazzati e allo stato nessun processo ha assicurato alla giustizia con una condanna i presunti responsabili. Pochi mesi or sono il tecnico comunale, è stato gambizzato sull'uscio del comune e dopo una lunga convalescenza tornato a lavoro, anche perché è la sua unica fonte per vivere, è stato costretto a spostarsi nell'ufficio commercio senza averne competenze, perché in tale ufficio, il suo vecchio ufficio, era di intralcio agli affari del clan.

Questo e molto, ma molto altro ancora, accade a Cesa per mano di un Clan camorristico che oramai si sente onnipotente. Se le istituzioni locali come più volte dimostrato, hanno paura di un sistema che loro malgrado si sono ritrovati, a chi tocca estirpare questo cancro? A voi la risposta."

È da chi, come Lorenzo, ha il coraggio di denunciare, che dovrà partire il nostro risveglio!
Recensione di Tommaso Aquilante

mercoledì 24 dicembre 2008

Tra poche ore il via all'inceneritore di Acerra

L’inceneritore di Acerra dovrebbe essere attivato ad ore. Con esso e la discarica di Chiaiano la Campania si avvierà verso la fine dell’emergenza rifiuti e ad una nuova alba. O no?

Berlusconi è il teodoforo, il campione a cui è stato conferito l’onore di portare la torcia. E’ lui il vero protagonista, la guida suprema, l’eroe olimpico che ha liberato Napoli e la Campania dai rifiuti. A lui spetta il compito di accendere la grande fiamma, al pari delle Olimpiadi. Solo che non stiamo parlando di sport, anche se l'articolo del Corriere del Mezzoggiorno lascerebbe intendere al lettore esattamente ciò. Il premier, infatti, avrà "l’onore" di ardere il primo sacchetto di spazzatura che varcherà la soglia del forno della prima linea dell’inceneritore di Acerra.
Inizialmente il termodistruttore brucerà 700 tonnellate di rifiuti al giorno; verso il mese di marzo potrà bruciare 2000 tonnellate quotidiane di monnezza schifosa. L’articolo di Angelo Agrippa è solo uno dei tanti encomi che si son sprecati verso la linea dura e pura del governo a favore del massiccio incenerimento dei rifiuti. La verità è che l’argomento è stato affrontato troppo superficialmente, anche a causa di lobby ben radicate nel panorama mediatico ed interessate alla gestione di uno dei più grandi business italiani che frutta annualmente svariati miliardi di euro, grazie agli incentivi statali CIP 6 alle energie rinnovabili "assimilate", in aperta violazione delle direttive dell’Unione Europea. Un fiume di denaro che, invece di essere investito nella creazione di centrali ad energia rinnovabile e pulita, viene speso in una pratica obsoleta e fortemente inquinata come l’incenerimento, e che ci costa circa il 7% della bolletta della luce.
L’inceneritore di Acerra ha una storia lunga e travagliata, fatta di proteste delle popolazioni locali e di vicende giudiziarie che hanno visto coinvolta l’Impregilo nella gestione illecita dello smaltimento dei rifiuti campani. Alla devastazione ambientale della camorra si è aggiunta quella dell’imprenditoria deviata. Un disastro dalle proporzioni incalcolabili. Sono 7 milioni le balle non a norma prodotte dagli impianti CDR. Nessuno però dice che i cosiddetti "impianti CDR" rappresentano in realtà il fiore all’occhiello della Campania, essendo ottimi Impianti di Selezione tedeschi. Oltre alla produzione di ecoballe infatti, sono benissimo in grado di riciclare tramite TMB la frazione secca dei rifiuti e compostare la frazione umida fin da subito (caratteristiche tecniche tuttavia sabotate dalla precedente gestione Impregilo e tuttora inutilizzate. Le ecoballe, a detta dei diretti interessati, dovevano rappresentare un investimento per la società milanese di oltre 1 miliardo di euro (con un aumento di 220 milioni all’anno) e risultano ora inservibili, accatastate per tutta la Regione, principalmente a Taverna del Re. Ma ora esse rappresentano un’ottima giustificazione per costruire ben cinque enormi inceneritori. Nel mondo dell’economia nulla capita per caso.
Acerra doveva in origine bruciare 1.500.000 tons annue; ora sono state ridotte a 750.000 (ma rimangono pur sempre in numero gigantesco) per un costo complessivo di costruzione di 420 milioni di euro. L’impianto è stato più volte giudicato obsoleto, ma il governo ha deciso comunque di continuarne la realizzazione piazzando anche qui, come nelle discariche, l’esercito. Il termodistruttore è stato provato agli inizi di dicembre. La temperatura ha raggiunto i 1200° grazie alla combustione del gas metano. La presenza di un combustibile fossile come il metano è essenziale, in quanto le balle che verranno bruciate non sono a norma, avendo un potere calorifero ben al di sotto dei limiti di legge (13.200 Kj/kg contro i 15.000 Kj/kg) e contenenti tra l’altro rifiuti tossici. In pratica si autorizza a bruciare ciò che non dovrebbe essere assolutamente bruciato, poichè fortemente dannoso per tutta l’area interessata dagli inceneritori, in primis Acerra. Ma in nome dell’emergenza (o presunta tale) la salute delle persone è sacrificabile...
La combustione dell’inceneritore poi, a differenza di quanto affermò diversi mesi fa l’oncologo Umberto Veronesi a Raitre, genera un gran numero di sostanze tossiche se la temperatura non mantiene costantemente gli 850°C. Se il raffreddamento avviene troppo lentamente, si generano le micidiali diossine che si disperdono nell’ambiente circostante, andandosi a posare sui suoli e nelle acque; se invece il calore generato supera la barriera suddetta, si formeranno i nocivi ossidi di azoto e le polveri sottili si affineranno diventando nanopolveri, superando così più agevolmente le mucose che fungono da filtro per i polmoni. Ovviamente vi è tutta una serie di fattori che rende praticamente impossibile il mantenimento di una temperatura costante, fra cui il rendimento energetico che l’impianto deve raggiungere per poter produrre sufficiente energia elettrica (che tuttavia non basterà mai a servire adeguatamente le popolazioni nei dintorni in quanto l’inceneritore stesso ha bisogno di energia per poter bruciare i rifiuti).Altra nota dolente: le acque di scarico dell’impianto acerrano dovrebbero essere trattate in appositi depuratori, ma esse verranno semplicemente riversate nell’ambiente all’interno dei famigerati Regi Lagni, una rete d’irrigazione d’epoca borbonica che attraversa le province napoletana e casertana, colma di ogni sostanza tossico-nociva esistente sulla faccia della Terra.
Il cestino di Acerra sarà molto probabilmente la discarica di Chiaiano. Ogni inceneritore infatti produce sempre un 30% di ceneri non trattabili che vanno conferite in discariche speciali e opportunamente attrezzate. Peccato che, come testimoniano alcuni filmati, la cava non è assolutamente a norma in quanto bastano poche pioggie per poterla allagare. Ciò significa anche che mancano i canali di scolo per il percolato. Il tutto viene per giunta riassorbito dal terreno poroso della cava tufacea.
Nel quartiere di Napoli si respira un’aria tesa. Si è consapevoli dell’apertura imminente dell’invaso di Chiaiano, che dovrebbe avvenire a giorni. I primi camion, a dispetto di quanto affermato da Bertolaso, dovrebbero provenire proprio dall’inceneritore di Acerra, come autorizzato da decreto rifiuti del 23 Maggio 2008, in cui si dà l’ok per il conferimento nelle discariche campane di ceneri e fanghi industriali tossici. Come andrà a finire?
tratto da Agorà Vox

Arrestati i crimanali che hanno disseminato le provincie di Napoli e Caserta di balle di stracci

Di "Terra dei fuochi" parla lo scrittore Roberto Saviano, in alcune pagine del suo "Gomorra". Il giornalista si riferisce a quella porzione di territorio compreso tra le Provincie di Napoli e di Caserta, in cui l'abbandono illecito di rifiuti, anche tossici e nocivi, che sono dati regolarmente in pasto alle fiamme, sono all'ordine del giorno. Tra i Comuni interessati anche Marigliano, dove è noto, anche per i reiterati interventi degli uomini del Corpo Forestale dello Stato, che è sversato di tutto, finanche balle di stracci, nonché di scarpe e di borse (comunque di pellami), che in alcuni casi hanno impegnato anche porzioni dei Regi Lagni.
Di "Terra dei fuochi" si parla, inoltre, in un video scioccante che descrive la situazione predetta tra Napoli centro e provincia.Ora, con "Terra dei fuochi" si deve, tuttavia, indicare anche la maxi operazione condotta a termine, nelle ultime ore, dai carabinieri del Nucleo Operativo Ecologico di Napoli, il cui bilancio si sostanzia in venti arresti (Giuseppe Luiso 38 anni di Casoria, Salvatore Salierno 39 anni di Afragola, Gennaro Salierno 30 anni, Camillo Punzo 33 anni e Ciro Formisano 38 anni di Napoli, Andrea Svetti 19 anni di Acerra, Mattia Garofalo 37 anni di Afragola, Massimo Napolitano 33 anni e Pietro Napolitano 54 di Casoria, Catello Russo 30 anni di Torre del Greco, Andrea Acampora 40 anni e Domenico Acampora 37 di Ercolano, Andrea Cozzolino 25 anni, Virginia Scognamiglio 26 anni e Carmine Oliviero 31 anni di Napoli, Salvatore Colomba 36 anni di Portici e Rosa Cristina Colangelo 32 anni di Caserta).
Diversi sequestri di aziende e di mezzi. I militari dell'Arma hanno smantellato un un'associazione a delinquere finalizzata al traffico di rifiuti, incendiati nelle campagne del napoletano e del casertano. Anche in questo caso per rifiuti si intendono indumenti (quindi stracci) e accessori (quindi anche pellami), abbandonati e bruciati. Si tratterebbe, secondo le indagini, che hanno preceduto il blitz di una prassi portata avanti per oltre due anni. Bruciare i rifiuti non avrebbe chiaramente fatto bene ai suoli, alle falde acquifere e all'atmosfera, per le continue emissioni e immissioni di sostanze tossiche. Un ruolo l'avrebbero avuto nel traffico illecito colpito le aziende sequestrate, che a termine di un trasporto costante di balle di un peso tra i 200 e i 250 Kg ciascuna, l'avrebbero prelevate senza autorizzazioni, con vari automezzi, per abbandonarle e bruciarle nelle campagne. L'organizzazione avrebbe cercato (ma l'operazione ultimata dimostra che non è andata secondo le aspettative) di prestare attenzione ai continui movimenti delle forze dell'ordine per sottrarsi a controlli ed accertamenti, di giorno come di notte. Interessati alla vicenda sono, in particolare, i Comuni di Marigliano, di Acerra, di Afragola, di Arzano e di Caivano. Il tutto era fatto a scopo di lucro. Naturalmente, ingenti erano i risparmi sotto il profilo dello smaltimento di rifiuti qualificati spesso come speciali.

lunedì 22 dicembre 2008

L'efficienza della sorveglianza


E menomale che è sorvegliato! Siamo in attesa di sapere se questo sito, che si trova a Gricignano di Aversa nei pressi della stazione ferroviaria, sarà bonificato o se sia stato anch'esso revocato dagli ordini di servizio che il commissariato per le bonifiche aveva affidato alla Recam. Intanto c'è da registrare l'inutilità di "certi" sistemi di controllo come quello della video sorveglianza. L'ennesimo "sistema" per scroccare soldi alla collettività. Qualche mese fa, a Casaluce, alcune videocamere installate per il medesimo scopo furono trafugate. Qualcuno si chiese se fossero state registrate le sequenze in cui i ladri entravano in azione. La risposta: "non si è potuto stabilire un riconoscimento dei trasgressori nè delle targhe dei veicoli dei medesimi, in quanto le videocamere in questione non erano in possesso di zoom (!) e la bassa risoluzione, quindi, non ha aiutato le autorità di polizia". Allora che cacchio le installano a fare?

martedì 16 dicembre 2008

Centri di raccolta rifiuti, revocata delibera Albo Gestori

tratto dal blog di Nunzia Lombardi

13 dicembre

Revocata dall'Albo gestori ambientali la propria delibera 29 luglio 2008 n. 2 recante le regole per l'iscrizione all'Albo da parte dei gestori delle nuove isole ecologiche disegnate da Dlgs 152/2006 e Dm 8 aprile 2008.La revoca, disposta dal Comitato Centrale in autotutela tramite propria e nuova delibera del 25 novembre 2008 n. 3, è motivata dai vizi di legittimità che hanno colpito il Dm Ambiente 8 aprile 2008, decreto che reca (in attuazione del Dlgs 152/2006) la disciplina dei nuovi centri di raccolta dei rifiuti e sancisce l'obbligo di iscrizione all'Albo gestori, affidando all'Albo medesimo la determinazione dei relativi criteri e condizioni. In particolare, a sancire l'inefficacia del Dm Ambiente 8 aprile 2008, attualmente sottoposto a procedimenti di revisione, è l'assenza dei necessari riscontri degli Organi di controllo al momento della sua pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale.
(Vincenzo Dragani)
il commento di Abìndrea
Il Decreto del Ministero dell'Ambiente 8 aprile 2008 (Ministro Pecoraro Scanio, Governo Prodi) aveva semplificato le procedure autorizzative dei centri di raccolta comunali. Il decreto ha consentito finalmente l'apertura in tempi rapidi delle due prime 'isole ecologiche' o 'centri di raccolta' di Napoli, a Ponticelli e ai Colli Aminei, e a cui avrebbero dovuto seguire altre 8 nel prossimo anno. Per vizi di legittimità del decreto ("assenza dei necessari riscontri degli Organi di controllo al momento della sua pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale") , lo stesso è stato giudicato inefficace e ciò mette in serio pericolo l'apertura di nuovi centri di raccolta, se non con le procedure più lunghe già previste prima. Occorrerebbe sollecitare il Ministero dell'Ambiente e il Sottosegretario di Stato all'Emergenza Rifiuti per una nuova legificazione. Inoltre, la rete delle piattaforme di riciclo che sta creando il sottosegretario per remunerare la raccolta differenziata è troppo poco fitta; sarebbe molto più importante, a mio avviso, creare una rete di piattaforme comunali in tutta la regione, anche grazie a forme di sostegno o ad autorizzazioni speciali del sottosegretario. Cosa che forse il sottosegretario non vuole fare perché porterebbe merito politico ai comuni e non soltanto alla sua struttura. Si dirà : "ma non tutti i comuni remunerano la raccolta differenziata portata presso le isole ecologiche, mentre le piattaforme del sottosegretario sì".D'accordo, ma la carta viene remunerata 2€/quintale presso le piattaforme governative.Quale cittadino si conserva in casa un quintale di carta per ricevere ben due euro (!) dopo averlo portato a Secondigliano? E poi va a riscuotere all posta quanto ha accumulato? Si dirà: "forse il sottosegretario vuole far ricreare il circuito dei cartonari, quelli che raccoglievano il cartone molto meglio di come fa oggi il Consorzio Napoli 5 insieme ai militari!?" "Quelli sì potrebbero fare diversi quintali in poche ore di lavoro e il cartone viene pagato anche qualcosa in più della carta!"Purtroppo credo di no, perché anche i "cartonari" mi risulta rischino l'arresto per trasporto illecito dei rifiuti, in virtù delle nuove norme, così come i rigattieri che recuperavano ingombranti abbandonati.

sabato 13 dicembre 2008

Arrestato titolare ditta di Maddaloni per smaltimento illecito rifiuti pericolosi

MADDALONI. Proseguono, nel territorio della compagnia carabinieri di Maddaloni, i servizi di prevenzione e repressione degli illeciti in materia di tutela e salvaguardia dell'ambiente e della salute pubblica, illeciti che costituiscono un vero e proprio flagello cronico per tutto il territorio della provincia.

Il 12 dicembre i militari della Stazione di Maddaloni, in collaborazione con i Carabinieri del Nucleo Operativo Ecologico di Caserta, hanno effettuato un controllo in via Libertà, presso la ditta "Caturano Autotrasporti s.r.l.", di Luigi Caturano, 40enne di Maddaloni. All'esito dell'attività ispettiva sono state rilevate numerose irregolarità relative alla raccolta, trasporto, recupero e smaltimento di rifiuti speciali, nonchè all'abbandono e deposito incontrollato di rifiuti speciali, attività svolte in mancanza di autorizzazione ed in violazione delle norme vigenti in materia. In particolare, all'interno dell'area di pertinenza della ditta sono stati rinvenuti numerosi rifiuti speciali e materiali inquinanti quali: oli esausti contenuti in varie lattine, secchi, bidoni e carriole; fanghi derivanti dal lavaggio degli autocarri; vari filtri aria ed olio per motori, bombolette spray, estintori per autoveicoli; parti meccaniche di motori e di autoveicoli, materiali ferrosi di varia natura; pneumatici; nonche' un ingente numero di batterie per autotreni ed altri veicoli in genere; tutti rifiuti collegati all'attività della ditta. I materiali sono stati raccolti e concentrati in due aree del parcheggio dell'azienda, successivamente sottoposte a sequestro. Il controllo è scaturito a seguito di alcune denunce e numerose lamentele da parte di abitanti della zona. Il titolare della ditta è stato denunciato, e ora spetta alla magistratura esaminare gli atti; peraltro la legge prevede, in caso di condanna, anche la possibilità di confiscare l'area eventualmente adibita a discarica abusiva.
fonte Pupia.tv

venerdì 12 dicembre 2008

A Chiaiano si sta commettendo un ''omicidio di Stato''

NAPOLI - (12.12.08). "Quello di Chiaiano è un «omicidio di Stato», che si sta preparando per Chiaiano, per Napoli e per la Campania".A dirlo è l'On.le Barbato dell'Italia dei Valori, durante la seduta consiliare n. 101 del 10 DICEMBRE 2008, riferendosi alle notizie fornite dal generale Giannini - vice del sottosegretario Bertolaso - inerenti la presenza di amianto e di altri rifiuti tossici nella discarica abilitata a ricevere solo rsu."...ci sono immagini - dichiara Barbato durante il proprio intervento - nelle quali viene evidenziato come non venga tutelata la vita di cittadini, lavoratori e operai e anzi, vengano condannati a morte i lavoratori che stanno camminando sull’amianto nella discarica di Chiaiano...". Durante la stessa seduta Barbato si lancia con forza contro la realizzazione del quinto termovalorizzatore in Campania, riferendosi a Berlusconi e Bassolino come a persone in «luna dimiele», volendo sottolineare la comunione di intenti tra la regione ed il Governo centrale.

mercoledì 10 dicembre 2008

Carabinieri di Caserta sequestrano carico di copertoni con destinazione Africa

I carabinieri del comando provinciale di Caserta, supportati dalla polizia provinciale, hanno tratto in arresto due persone sorprese a disfarsi di un grosso carico di copertoni usati. Il materiale era destinato a un deposito abusivo di rifiuti speciali del Napoletano, dove erano stipati altri 20.000 copertoni, destinati al porto di Napoli per essere imbarcati e inviati in Africa, ed essere lì smerciati illegalmente. Il deposito è stato sottoposto a sequestro dai Cc di Caserta, che hanno reso noto i particolari dell'operazione in un comunicato, e dal Noe di Napoli.

10/12/2008 02:48
fonte L'Unione Sarda

venerdì 5 dicembre 2008

Rifiuti pericolosi. Sequestrato terreno in zona Asi Gricignano

GRICIGNANO. Sequestrata nella zona industriale Asi di Teverola-Carinaro-Gricignano, ai confini con Marcianise, un’area di 30mila metri quadrati in cui è stata accertata la presenza di rifiuti speciali, in particolare onduline di eternit.

L’area, interamente recintata e destinata alla realizzazione di insediamenti industriali, è gestita dall’impresa appaltante dei lavori, la Primula Costruzioni di Casalnuovo, e da una impresa di movimento terra, la Martino Sossio di Frattamaggiore. Il sequestro è stato operato dagli agenti del commissariato di Marcianise e del nucleo investigativo del Corpo Forestale dello Stato. Secondo le indagini, che proseguono per identificare le persone coinvolte negli svernamenti abusivi, i rifiuti sarebbero serviti per livellare il terreno.
fonte Pupia.Tv

giovedì 4 dicembre 2008

A Napoli i rifiuti rappresentano un problema...anche per i morti

Notizie non lusinghiere per chi non vede l'ora di andarsene a miglior vita per non sentir parlar più, una volta per tutte, di tutte le problematiche di Napoli e Campania. Il problema della monnezza potrebbe perseguitarvi anche da morti (meglio farsi una grattatina), come nel caso del cimitero di Poggioreale ritratto in queste due foto. Con un pò di impegno si poteva trovare una sistemazione migliore per quei bidoni! D'altronde, non si ha rispetto per i vivi, perchè lo si dovrebbe avere per i morti... (speriamo che ci sia ancora qualcuno che non la pensi così).

Rifiuti, 4 arresti e tre denunce per smaltimento illecito

A Poggiomarino sequestrata impresa espurghi e discarica abusiva

Roma, 1 dic. (Apcom) - Quattro persone sono state arrestate e tre denunciate nel napoletano con l'accusa di smaltimento illecito di rifiuti, compresi quelli tossici. L'attività impiantata nel Comune di Poggiomarino e smantellata con l'operazione 'Veleno' era tale - spiega la Guardia costiera intervenuta - da provocare "fenomeni di inquinamento che ponevano in serio pericolo la salute dei cittadini dell'area costiera e vesuviana". La ditta di espurghi, sequestrata, era attiva da molti anni e si calcola che abbia potuto smaltire illecitamente una quantità di rifiuti pericolosi e non pericolosi compresa tra le 500 e le 1000 tonnellate all'anno. Tutti finiti in mare tramite uno 'sbrigativo' tombino o mescolandoli ad un terreno agricolo poco distante dalla ditta, con buona pace per le falde acquifere e il sistema di irrigazione dei campi vicini.
All'alba la guardia costiera di Castellammare di Stabia con la polizia giudiziaria della procura di Torre Annunziata su disposizione del gip, hanno eseguito 4 ordinanze di custodia cautelare in carcere nei confronti di tre persone, una quarta invece agli arresti domiciliari. Inoltre, sono scattate altre tre denunce a piede libero, sequestrata un'impresa di espurghi e un fondo agricolo utilizzato come discarica abusiva.
E' questo il risultato dell'operazione 'veleno', a conclusione di 6 mesi di indagini che hanno scoperto una complessa attività criminale di smaltimento illecito di rifiuti nel Comune di Poggiomarino. Una ditta di espurghi e il proprietario di un fondo agricolo avevano organizzato un sistema di smaltimento, illecito, di ingenti quantità di rifiuti, compresi quelli tossici, "provocando - sottolinea la Guardia costiera - fenomeni di inquinamento che ponevano in serio pericolo la salute dei cittadini dell'area costiera e vesuviana".
La ditta era in possesso di autorizzazione per il solo prelievo e trasporto di rifiuti liquidi non pericolosi; poi gli arrestati, invece, di portare i liquami nei centri specializzati, si disfacevano per conto proprio dei rifiuti che prelevavano ogni giorni, evitando di sostenere i costi per lo smaltimento.
Le autobotti cariche di liquami venivano svuotate direttamente in un tombino all'interno dell'azienda. Attraverso quel tombino, collegato alla rete di acque bianche del Comune di Poggiomarino, i liquami così sversati confluivano, senza alcun trattamento, nel Fiume Sarno e, di lì, sfociavano in mare sul litorale compreso tra le città di Castellammare di Stabia e Torre Annunziata, "inquinando pesantemente le acque costiere".
Oltre allo sbrigativo sistema del tombino, lo smaltimento poteva avvenire semplicemente "spandendo" i liquami, non solo di natura organica ma anche tossici, sopra un fondo agricolo vicino all'azienda, utilizzato come discarica. Il terreno veniva poi periodicamente "rivoltato", in modo da miscelare i rifiuti sversati con la terra originaria e nasconderli, ma inquinando la falda acquifera utilizzata per l'irrigazione dei campi vicini.
Si stima che la ditta in questione, operante nel settore da diversi anni, abbia potuto smaltire illecitamente una quantità di rifiuti pericolosi e non pericolosi compresa tra le 500 e le 1000 tonnellate all'anno.

mercoledì 3 dicembre 2008

Rifiuti tossici a Marcianise, un disastro ambientale senza precedenti e...senza fine




Marcianise. La situazione dello smaltimento illegale di rifiuti tossici nelle campagne di Marcianise è più drammatica di quella che una persona pessimista potrebbe immaginare. La si deve vivere, con i propri occhi e con il proprio cuore per poterla capire. E con lo stomaco, perchè se si è facile al vomito in certi posti non ci puoi mettere piede. Sotto ogni pilone che serve a sorreggere le enormi travi di cemento del tratto marcianisano dell'alta velocità c'è un cumulo di scorie tossiche, scarti di industrie di ogni genere, mareriali di risulta di ogni attività lavorativa umana. Diversi per grandezza e per tipi di sostanze. Ce n'è di tutti i tipi. Basta camminare e seguire il tracciato dell'alta veocità per scorgerne sempre di nuovi. Uno scenario che fa rabbrividire. Poco più in là scorgo, in controluce, i lineamenti di quella che sembra essere una montagna. E lo è infatti. Una montagna di monnezza. Uno dei tanti siti di trasferenza provvisori che molti comuni campani hanno allestito per far fronte alle varie ondate di emergenza. Attorno ad esso solo un malconcio recinto di rete metallica con un cancello lasciato aperto. Nessuna sorveglianza da parte di chicchesia. Ma quello che lascia basiti, fra tutte, è la totale assenza di una qualsivoglia, anche elementare, messa in sicurezza del sito: non un impianto antincendio (in passato il sito è stato già oggetto di incendio) nè, tanto per citarne alcune, la presenza di canaline laterali per la racolta del percolato, che prende dritto la strada dei campi circostanti. Campi, come potete vedere dalla prima foto, regolarmente coltivati.












Arrestato operaio iIntento a sversare rifiuti speciali.

S.Marco Evangelista. Oggi personale del Commissariato della Polizia di Stato di Marcianise dopo lunghi servizi di appostamento, in S.Marco Evangelista è intervenuto presso il cantiere industriale della Sigma Costruzioni di Caserta ove da alcuni giorni erano stati segnalati movimenti di mezzi pesanti che trasportavano materiali sospetti. Sul cantiere veniva fermato un autotrasportatore: A. C. di Maddaloni di 30 anni, che da un grosso fiat Iveco stava scaricando al suolo un ingente quantitativo di rifiuti speciali provenienti dallo scarto di lavorazione presso altro cantiere della medesima società. In breve si bloccava il giovane ed i lavori in corso, accertandosi che il materiale di scarto catalogato come rifiuto speciale (svariati quintali) proveniva dalla demolizione di altro manufatto in Caserta e che sarebbe stato utilizzato nel riempimento di scavi e quindi direttamente immesso nel sottosuolo senza alcuna precauzione. Infatti venivano rilevati ulteri pregressi sversamenti incontrollati nel me desimo sito, per i quali si sta accertando la natura del materiale prima di procedere alle bonifiche del caso. Il giovane A.C. veniva quindi tratto in arresto in esecuzione del decreto legge 6 novembre 2008, n. 172 e tradotto presso la casa circondariale di S.Maria C.V. a disposizione della Magistratura. E' questo il primo caso in provincia di concreta applicazione della normativa che in Campania detta rigide regole di comportamento in ordine alla gestione dei rifiuti.

Paghiamo le tasse per le bonifche, ma vengono effettuate?

NOLA. Nessun atto o pratica, è stata implementata con il Consorzio Bonifica Alto Volturno, per manutenzione al sistema fognario né agli Alvei che attraversano il territorio comunale e né al sistema idrologico dell'intera area nolana".
"Certamente a fronte della tassazione che viene imposta ai cittadini nolani, non vi è alcuna attività di servizio sul territorio da parte dello stesso consorzio". Così il dirigente del settore Tutela Ambiente del Comune di Nola, Giacomo Stefanile, ha risposto all'interrogazione dell'assessore Roberto De Luca, in merito all'indagine avviata dallo stesso assessore per capire se e in quale modo fossero giustificabili le cartelle esattoriali inviate da Equitalia per conto del Consorzio bonifica Alto volturno e che ingiungono ai cittadini di pagare somme per le quali non si conosce l'equivalente servizio. "Ora sappiamo – ha dichiarato l'assessore De Luca – che il servizio non esiste e che quindi queste cartelle sono da ritenere errate, visto che chiedono il pagamento per prestazioni mai eseguite".
fonte Pupia.Tv

martedì 2 dicembre 2008

Marcianise: il pranzo è servito...

Marcianise. Queste foto le ho fatte nella giornata di ieri. Ci troviamo In piena campagna di Marcianise, nei pressi del depuratore, al confine con l'area Asi di Gricignano di Aversa. Il posto, a quanto pare, è diventato uno sversatoio di rifiuti di ogni genere. Le solite balle di stracci, le solite lastre di amiano, i soliti residui (sicuramente tossici) di lavorazioni industriali. Da segnalare questa volta il salto di qualità della fantasia degli eco-criminali. Al posto della solita sedia (o poltrona) a segnalare la possibilità di sversamento (se in piedi potete scaricare, se capovolta no) c'è un Tavolo(nella foto di sopra) . Come a dire: "accomodatevi, il pranzo è servito, mangiatevi quel poco che resta di questo già martoriato territorio".