A Poggiomarino sequestrata impresa espurghi e discarica abusiva
Roma, 1 dic. (Apcom) - Quattro persone sono state arrestate e tre denunciate nel napoletano con l'accusa di smaltimento illecito di rifiuti, compresi quelli tossici. L'attività impiantata nel Comune di Poggiomarino e smantellata con l'operazione 'Veleno' era tale - spiega la Guardia costiera intervenuta - da provocare "fenomeni di inquinamento che ponevano in serio pericolo la salute dei cittadini dell'area costiera e vesuviana". La ditta di espurghi, sequestrata, era attiva da molti anni e si calcola che abbia potuto smaltire illecitamente una quantità di rifiuti pericolosi e non pericolosi compresa tra le 500 e le 1000 tonnellate all'anno. Tutti finiti in mare tramite uno 'sbrigativo' tombino o mescolandoli ad un terreno agricolo poco distante dalla ditta, con buona pace per le falde acquifere e il sistema di irrigazione dei campi vicini.
All'alba la guardia costiera di Castellammare di Stabia con la polizia giudiziaria della procura di Torre Annunziata su disposizione del gip, hanno eseguito 4 ordinanze di custodia cautelare in carcere nei confronti di tre persone, una quarta invece agli arresti domiciliari. Inoltre, sono scattate altre tre denunce a piede libero, sequestrata un'impresa di espurghi e un fondo agricolo utilizzato come discarica abusiva.
E' questo il risultato dell'operazione 'veleno', a conclusione di 6 mesi di indagini che hanno scoperto una complessa attività criminale di smaltimento illecito di rifiuti nel Comune di Poggiomarino. Una ditta di espurghi e il proprietario di un fondo agricolo avevano organizzato un sistema di smaltimento, illecito, di ingenti quantità di rifiuti, compresi quelli tossici, "provocando - sottolinea la Guardia costiera - fenomeni di inquinamento che ponevano in serio pericolo la salute dei cittadini dell'area costiera e vesuviana".
La ditta era in possesso di autorizzazione per il solo prelievo e trasporto di rifiuti liquidi non pericolosi; poi gli arrestati, invece, di portare i liquami nei centri specializzati, si disfacevano per conto proprio dei rifiuti che prelevavano ogni giorni, evitando di sostenere i costi per lo smaltimento.
Le autobotti cariche di liquami venivano svuotate direttamente in un tombino all'interno dell'azienda. Attraverso quel tombino, collegato alla rete di acque bianche del Comune di Poggiomarino, i liquami così sversati confluivano, senza alcun trattamento, nel Fiume Sarno e, di lì, sfociavano in mare sul litorale compreso tra le città di Castellammare di Stabia e Torre Annunziata, "inquinando pesantemente le acque costiere".
Oltre allo sbrigativo sistema del tombino, lo smaltimento poteva avvenire semplicemente "spandendo" i liquami, non solo di natura organica ma anche tossici, sopra un fondo agricolo vicino all'azienda, utilizzato come discarica. Il terreno veniva poi periodicamente "rivoltato", in modo da miscelare i rifiuti sversati con la terra originaria e nasconderli, ma inquinando la falda acquifera utilizzata per l'irrigazione dei campi vicini.
Si stima che la ditta in questione, operante nel settore da diversi anni, abbia potuto smaltire illecitamente una quantità di rifiuti pericolosi e non pericolosi compresa tra le 500 e le 1000 tonnellate all'anno.
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