lunedì 3 maggio 2010

Difesa Grande , dopo dieci anni è il momento della chiarezza

25 aprile 2010 - Vincenzo Grasso Fonte: Il Mattino Avellino  Ariano Irpino. Per anni gli ambientalisti arianesi capeggiati da Giovanni Maraia e Giovanni La Vita e i vari comitati spontanei sorti a Difesa Grande hanno sollecitato la magistratura arianese perché si facessero serie verifiche su quanto veniva smaltito nella discarica. Specie quando, a partire dal 2000, si sono susseguite più proroghe per l'emergenza rifiuti in Campania. Quell'incessante via vai di compattatori, accompagnato dalla realizzazione di più vasche all'interno dell'impianto, avrebbe potuto nascondere più di un'attività ai limiti della legalità. Ecco perché l'inchiesta avviata dalla compianta Daniela Tognon e conclusa con il rinvio a giudizio per venticinque persone (ex amministratori dell'Asi-Dev, del Codiso e del Consorzio Napoli 3) viene vista come una tappa importante per risalire alla verità sulla gestione di questo sversatoio chiuso ufficialmente solo dal 10 luglio del 2007. La gravità delle ipotesi di reati contestati, in realtà, aveva già messo in allarme il Comune di Ariano, che non aveva esitato a costituirsi parte civile. «Oggi - è la tesi dell'avvocato Domenico Carchia - non si chiede vendetta, ma solo chiarezza. E' importante capire perchè una discarica nata per funzionare solo due anni sia andata avanti, tra proroghe e ampliamenti, per oltre dieci anni. Perché non sono stati mai ascoltati gli appelli degli ambientalisti per l'inquinamento delle falde acquifere; parchè siano stati autorizzati gli scarichi di fanghi. Tutto questo deve venire alla luce del sole anche per raggiungere un altro obiettivo: l'immediata messa in sicurezza e bonifica dell'area». Nel processo che si aprirà il 14 luglio la difesa è intenzionata a far valere le proprie tesi. Una di questa fa esplicito riferimento alla regolarità delle autorizzazioni e concessioni. Nel vorticoso processo di cambiamento di leggi in materia di smaltimento rifiuti è davvero difficile districarsi. Con i decreti, le ordinanze, i sequestri e dissequestri dell'impianto, le denunce e le perizie sono stati allestiti ben 39 faldoni.

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